Specchio dei tempi Moi, dall'esperienza di Specchio un'idea per trasformare l'illegalità in legalità
22 Agosto 2018

Moi, dall'esperienza di Specchio un'idea per trasformare l'illegalità in legalità

Articolo di Angelo Conti

Prevedibile e attesa, arriva la notizia del rientro nelle cantine del Moi di una trentina di profughi. In attesa di un ugualmente prevedibile rientro nella palazzina sgomberata, nonostante gli ingressi murati e le scale demolite. Con Specchio dei tempi, chi scrive ha realizzato insieme ad Acmos, Lvia e Istituto Comprensivo Pertini, un intervento di scolarizzazione sull’intera area ex Mercati Generali, il “Villaggio che cresce”, che, ancorché svolto esattamente all’ingresso delle palazzine occupate, non ha mai avuto la minima opposizione e ricevuto soltanto sorrisi. Al punto che Specchio, Acmos e Lvia sono poi passati, con il progetto “il villaggio che lavora”, ad un autentico piano di recupero degli occupanti più volenterosi a cui è stata offerta una sistemazione abitativa onesta e regolare e, da settembre, anche la frequenza gratuita in istituti professionali e, per uno di loro, addirittura quella dell’ultima classe del liceo scientifico. Una integrazione da realizzare attraverso lo studio e l’impegno. Con prospettive solide per il futuro. Partita bene, con numeri forzatamente modesti (noi siamo pur sempre una piccola fondazione) ma con soddisfazione di tutti.
L’esperienza che ho maturato al Moi mi fa dunque pensare che gli sgomberi attraverso la concessioni di decine e decine di alloggi di edilizia popolare o religiosa siano destinati a non risolvere nulla, magari facendo solo crescere la rabbia dei regolari (italiani e stranieri, molti realmente disperati) che da anni sono in lista di attesa per avere una casa. Piuttosto mi pare più percorribile la strada di una graduale integrazione, iniziando una opera di legittimazione delle occupazioni attraverso la proposta di affitti, inizialmente a canoni simbolici, così da trasformare l’illegalità in legalità. Una strada graduale, nemmeno semplice, con qualche incognita, ma che forse varrebbe la pena tentare. Proprio sulla falsariga di quanto Specchio sta attuando con “il viaggio che lavora”. Impegnandosi in umiltà, con attenzione, con lealtà, con trasparenza e senza troppi titoloni sui giornali.

 
(Per leggere l’articolo di Federico Genta, fai clic sulla foto con il tasto destro del mouse)

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