Di Lucia Caretti Su La Stampa, 15/11/2020
Il primo messaggio è arrivato ieri mattina dai padri Tomasini di Cuneo: “Abbiamo una carrozzina che forse può funzionare, venite a vederla”. Poco dopo, su Facebook, ha scritto una signora da un paese vicino ad Alba. “Ne ho una e la dono volentieri a Luigina”. Luigina ne ha bisogno davvero: da cinque anni non esce di casa, perché le sue gambe non funzionano più. Ieri “La Stampa” ha raccontato la sua storia, una storia simbolo della solidarietà di Specchio dei tempi. Luigina, 82 anni, di Fossano, è una delle migliaia di anziani che hanno chiesto sostegno alla fondazione dei nostri lettori. A Natale riceveranno 500 euro ciascuno, grazie allo storico progetto delle Tredicesime dell’Amicizia. In più, nelle prossime ore, Luigina avrà una sedia a rotelle, tra quelle che i benefattori stanno mettendo a disposizione. Specchio dei tempi sta già organizzando la consegna. Intanto la raccolta fondi a favore degli anziani prosegue, per il 45° anno consecutivo. Specchio ormai conosce tutte le fragilità dei nonni delle Tredicesime: hanno conti in rosso e famiglie lacerate. Vite normali distrutte da malattie, liti, o improvvise povertà. Per loro anche i piccoli ostacoli si trasformano in montagne. Sembra semplice: chiamare l’Asl, richiedere l’invalidità e gli ausili gratuiti. Non lo è, quando i muscoli tremano, le piaghe fanno male e persino andare alla visita dal fisiatra diventa una impresa impossibile. Tra dolori, solitudine e bollette, il tempo passa. La priorità è non accumulare debiti e gli altri problemi si rimandano. Così Luigina si è ritrovata in un eterno lockdown. Da cinque anni è bloccata nell’appartamento dove abita sola. Ha divorziato dal marito, con cui aveva collaborato per una vita. Lui non le ha mai versato i contributi; lei ora deve cavarsela con una pensione minima. “Vado avanti con meno di 500 euro al mese – spiega – ho il diabete, la tachicardia, devo comprare le medicine, pagare il riscaldamento e le spese. Il contributo di Specchio dei tempi per me è indispensabile: non ho fratelli e sorelle, ho solo voi e mia figlia, che viene da me appena può, ma ha i suoi turni e la sua famiglia”. Le tiene compagnia e la aiuta nelle pulizie, perché Luigina non si può muovere dalla sua postazione: una vecchia poltrona nera ormai logora, dove cuce, aspetta e accarezza i ricordi. “Ho fatto anche l’inserviente in un ospedale per bambini” racconta con orgoglio. Ha sempre lavorato, sempre combattuto, e non si arrende nemmeno ora. “Ogni tanto quando sono sola mi prende il magone” confessa con gli occhi lucidi. Sono gli stessi occhi di ogni nonno rimasto isolato a causa del Covid: i nonni delle Tredicesime, però, non hanno niente e nessuno. Solo i donatori di Specchio.