[VIDEO] Il sogno di Valeria realizzato grazie al Bando Griot

Articolo di Angelo Conti
Con il sussidio del bando Griot questa giovane pinerolese ha potuto realizzare un progetto molto particolare, che riscopre la sartoria valdese. Contenti di essere stati vicini a Valeria, al suo lavoro ed alle tradizioni di quella terra. Sopratutto contenti di aver concretizzato un sogno.

 

Grazie a Radio Beckwith per aver raccontato la sua storia in questa intervista:

 

 

 

Sussidi Griot, il sogno realizzato dei fratelli fornai

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Articolo di Lucia Caretti uscito su “La Stampa” del 20 marzo 2017

“Lavoro 18 ore al giorno. Comincio all’una di notte. Però arrivo, qua, non c’è nessuno, e sono felice”. Enrico si è licenziato un anno fa. “Avevo un contratto indeterminato e mi stava venendo un esaurimento”. Costruire da soli è diverso e i Gabello hanno imparato libertà e responsabilità da bambini. “I nostri nonni hanno avuto un’azienda agricola per quarant’anni. Ci dispiaceva perderla. Ci pensavamo dal 2013, poi nel 2016 i nonni hanno smesso”. Ed è successo: Enrico ha mollato la panetteria, Alberto il suo primo incarico da ingegnere. A 24 e 27 anni, oggi, i due fratelli di Cercenasco, hanno realizzato il sogno: dai campi ai biscotti, “Alte Farine” è un esempio di filiera corta.

“Siamo una decina in Piemonte ad avere l’intero ciclo produttivo” racconta Alberto. “I nostri nonni facevamo mais per uso zootecnico. Nel 2014 hanno iniziato a mettere il grano, per via di una normativa dell’Unione Europea. Noi ne abbiamo approfittato e abbiamo deciso di convertire tutti i terreni. I cereali costano meno e ci servono di più. Volevamo sfruttare la passione di mio fratello”. Enrico si è sempre immaginato panettiere, ha iniziato a curiosare nelle botteghe in terza media, ha preso la qualifica e si è specializzato mentre Alberto studiava al Politecnico.

“Abbiamo cominciato acquistando il mulino” prosegue l’ingegnere. “All’inizio eravamo famosi soprattutto per la polenta”. Macinavano e vendevano, ma non potevano cuocere: “Volevamo un forno, eravamo indecisi, la spesa era troppo alta. Poi è uscito il bando Griot, abbiamo vinto, ed è stato fondamentale. Con quel contributo abbiamo potuto chiudere il cerchio: da settembre panifichiamo con la nostra farina, che è più gustosa e molto nutriente. Sono forme da mezzo chilo, che durano 4 o 5 giorni e non s’induriscono alle quattro del pomeriggio. E’ un pane speciale”. L’80% dei clienti arriva da fuori per comprarlo. In vetrina ci sono anche dolci e grissini.

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Dall’iniziativa di Specchio dei tempi i Gabello hanno ottenuto 15 mila euro, per i primi tre ripiani. “Abbiamo scelto un forno modulare, da poter ampliare in caso di successo”. Ce n’è già bisogno e si candideranno per la nuova edizione dei sussidi. “Tanti credono che l’agricoltura sia facile – si sfoga Enrico – vengono a vedere, vorrebbero provare. Ma far quadrare i conti è difficilissimo. Come ci riusciamo? Lavoriamo sette giorni su sette, ogni domenica giriamo tre fiere. Nostro padre, idraulico, ci aiuta nei campi. Abbiamo chiesto prestiti alle banche e ipotecato la casa”. Per risparmiare vivono con i genitori. Pagano un affitto ai nonni per i terreni, perché non chiedono niente e non hanno mai chiesto. Si sono comprati la macchina da soli e girano tra le loro distese con orgoglio: “Guarda che bello. Non è un prato, sono chicchi: tra tre mesi diventeranno alti, gialli”. Spighe, poi farina, e biscotti e pagnotte. Nel forno di Specchio.

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