Franco, che a 76 anni vive al dormitorio e sogna un appartamento. Luigina, che non può camminare ed è bloccata in casa in un eterno lockdown. Antonio, che mostra le bollette in sospeso e spiega perché non ce la può fare: la pensione è troppo bassa, le spese troppo alte. Nessuno può dargli una mano. E il Covid lo ha reso ancora più solo.
Gli anziani delle Tredicesime dell’Amicizia hanno gli stessi occhi dei nostri padri e dei nostri nonni. Ma hanno alle spalle storie così: famiglie normali distrutte da disgrazie, licenziamenti o liti. Ferite profondissime, conti in rosso, la povertà all’improvviso e quella di chi da sempre si trascina. Sono anziani fragili, che con l’emergenza sanitaria sono ancora più a rischio. Si stanno ammalando e sono stati dimenticati. Per questo vogliamo abbracciarli nell’unico modo possibile, con un aiuto concreto. Quello che dal 1976, ogni Natale, offriamo a migliaia di Franco, Luigina e Antonio. Un assegno che serve per pagare il riscaldamento e l’affitto. Un regalo che dà speranza in queste settimane di paura.
In 45 edizioni del nostro storico progetto sostenuto dai lettori de La Stampa abbiamo consegnato 70 mila sussidi, per un totale di 28,5 milioni di euro. I primi, da 30.000 lire, furono versati a trenta anziani torinesi su richiesta della mitica suor Pierina. Da allora la cifra è cresciuta fino agli attuali 500 euro, che lo scorso autunno sono stati donati a 2000 persone, a Torino e in Piemonte. Un impegno da 1 milione di euro, un miracolo che si rinnova da oltre quarant’anni, grazie ad una solidarietà che sembra senza fine.
Quest’anno per la prima volta porteremo l’iniziativa in altre regioni, con la fondazione Specchio d’Italia. E ovunque il meccanismo rimarrà lo stesso. Abbiamo già ricevuto e verificato centinaia di richieste dai nonni più bisognosi e stiamo distribuendo i primi contributi. Ogni offerta che ci viene affidata si trasforma immediatamente in un aiuto concreto. Più fondi raccogliamo, più anziani abbracciamo.