Specchio dei tempi La Stampa dal 1867 a oggi : una storia in...
17 Maggio 2023

La Stampa dal 1867 a oggi : una storia in difesa delle libertà

La Stampa, 17/05/2023

“Caro direttore, qui le stagioni corrono.Ormai voi ed io siamo al tramonto, come questo secolo che volge al termine”.

Il capo della polizia di Torino, Domenico Cappa, parla con tono dolente e definitivo.
C’è un’epoca che si chiude, lui e il suo interlocutore ne sono i diretti testimoni. Hanno assistito alle riforme albertine e ai moti popolari del ‘48, all’Unità d’Italia e alla Triplice Alleanza. Ma ora il Novecento è dietro l’angolo, pronto a spazzare via tutto.
Davanti a lui siede un uomo alto con la barba, prossimo alla settantina, fasciato da un’elegante redingote. È il cuneese Vittorio Bersezio, giornalista e scrittore (il suo capolavoro: la commedia “Le miserie ‘d Monsù Travet”), con trascorsi da deputato nella Sinistra costituzionale, fiancheggiatore pentito del governo Depretis. È lui ad aver fondato nel 1867 il quotidiano La Gazzetta Piemontese (divenuta poco dopo La Stampa), ricoprendone il ruolo di primo direttore.

Che ci fanno quei due personaggi, nel cuore della notte, dentro il modernissimo edificio di via Lugaro che oggi ospita la redazione del giornale?
All’origine di quel paradosso spazio-temporale c’è “Viaggio al termine della notte”, il docu-film sulla vita di Bersezio prodotto dalla fondazione a lui intitolata, con il sostegno della Fondazione Specchio dei tempi.
Vedrà la luce su piattaforma entro la fine dell’anno.
Dirige Michele Burgay.

«Tra Bersezio e Cappa c’era un rapporto di confidenza reciproca», spiega il regista «Il loro dialogo, che si svolge tutto in una notte, è la colonna vertebrale su cui si regge il film, inframmezzato da immagini e dalla presenza dello storico Gianni Oliva, che l’ha scritto insieme a me. Ho voluto giocare con i piani temporali per favorire una sorta di spaesamento dello spettatore, per creare una dimensione onirica, sospesa tra passato e presente. Per poter contare su un numero maggiore di fotografie abbiamo creato con l’intelligenza artificiale nuove immagini, indistinguibili rispetto a quelle d’epoca. L’obiettivo era dare al film un ritmo e un sapore non da documentario classico».

A impersonare Cappa c’è Mario Brusa, mentre Bersezio ha il volto di Roberto Accornero. «Andare indietro nella storia è sempre affascinante – spiega l’attore torinese – perché ti permette di trovare qualche risposta alle mille domande che ti poni invano ogni giorno. In più qui c’è un singolare mix, un personaggio antico collocato in un ambiente contemporaneo. La difficoltà più
grande è stata trovare il giusto registro nei dialoghi, perché di quell’epoca ci sono rimasti tanti scritti ma ovviamente non sappiamo come parlava davvero la gente».

Nel finale, mentre l’alba s’avvicina, il primo direttore de La Stampa incontrerà l’attuale, Massimo Giannini, alla sua prima prova con un copione cinematografico. In quel dialogo si incontrano e confrontano due epoche molto meno diverse di quanto suggeriscano le apparenze.
«È stato un bel tuffo nel passato», sorride il direttore Giannini dopo l’ultimo ciak.
«È stato divertente, straniante, ma ho anche provato un grande orgoglio per un giornale che, fin dall’Ottocento, fa parte a pieno titolo della storia di questo Paese.
La Stampa ha raccontato l’Italia risorgimentale, post-risorgimentale, a cavallo tra le due guerre e anche durante il ventennio fascista. Questo dialogo virtuale è stato stimolante per capire com’è cambiato il nostro lavoro, l’impatto che la rivoluzione tecnologica ha avuto sui quotidiani, non solo nei mezzi ma anche nei modi. L’amara considerazione è che buona parte dei problemi sono rimasti gli stessi, così come le posizioni del giornale: lotta contro le disuguaglianze, difesa della libertà, opposizione alle guerre». 

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