Specchio dei tempi Padre Mazzella: "Operiamo senza anestetici, centinaia i feriti nei corridoi"
15 Gennaio 2010

Padre Mazzella: "Operiamo senza anestetici, centinaia i feriti nei corridoi"

ANGELO CONTI

Padre Crescenzo Mazzella è nato ad Ischia. Ma è torinese d’adozione, dopo essere vissuto per 40 anni sotto la Mole ed essere stato per anni cappellano al Regina Margherita. Il padre camilliano è ora Haiti e sta lavorano senza sosta, da martedì pomeriggio, all’ospedale Saint Camille. «La struttura ha retto al sisma, e questa è la cosa più importante. Temiamo solo di perdere, da un momento all’altro, il rifornimento idrico perchè lo chateau d’eau, che è il serbatoio dell’acqua, è pericolante”.
Quanti feriti state assistendo
«Dal momento della scossa ne abbiamo curati oltre 500. In questo momento, oltre ai 100 bambini che avevamo già prima, stiamo trattenendo altre 100 persone, di tutte le età, sdraiate nei corridoi».
Di quanti medici disponete?
«In questo momento solo di tre medici e di cinque infermieri. Che stanno operando in condizioni molto difficili. Ad esempio hanno finito l’anestetico, ma continuano ad effettuare interventi salvavita. Preziosa è anche l’opera dei nostri cinque chierici, che erano dispersi e che abbiamo a lungo pianto per morti».
Voi assistete centinaia e centinaia di bambini. Fra di loro avete contato molti morti?
«Grazie a Dio no. Nessuno dei bimbi che sono stati adottati a distanza dalle famiglie italiane e che seguiamo nelle nostre scuole è perito nel sisma. Anche i danni alle struture, anche se molto seri, sembrano riparabili. Ci sarà molto da fare, ma potremo ricostruire tutto».
Com’è il clima in città?
«C’è terrore. Continuano a girare voci di imminenti nuove violentissime scosse. La gente ci crede ed ha timore di tutto».
Di cosa avete più bisogno?
«I medici hanno necessità dei tipici farmaci dell’emergenza, soprattutto anestetici. Quanto ai viveri il problema si sta facendo grave perchè i mercati sono tutti fermi. Non è possibile acquistare cibo. Ci stiamo organizzando per uscire dalla città e andare ad approvvigionarci in campagna. Ma ci sono in giro anche tante voci preoccupate: ad esempio ci sarebbero bande di malviventi, fuggiti dalle carceri che sono crollate, che potrebbero rapinare chi va ad acquistare i generi di prima necessità. Quanto al denaro per il momento è inutile, sia perchè molte banche non esistono più e sia perchè non sapremmmo come spenderli. Sappiamo che un container sta già viaggiando verso il nostro porto e che un altro è in fase di preparazione in Italia. Domani manderemo a Torino una lista di medicinali e di altri oggetti di cui abbiamo urgente bisogno».

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