Specchio dei tempi Covid, cosa abbiamo fatto per la sanità
17 Giugno 2020

Covid, cosa abbiamo fatto per la sanità

Di Lucia Caretti e Angelo Conti

Ci chiamavano i soccorritori, il sabato notte, disperati: “Abbiamo bisogno di tute e mascherine, o domattina dovremo fermare le nostre ambulanze”. Ci scrivevano medici, infermieri, oss: quegli “eroi” costretti a lavorare con i sacchi della pattumiera al posto dei gambali. Ci sono stati giorni in cui abbiamo pensato di non potercela fare: camici e guanti, semplicemente, non si trovavano. E invece abbiamo continuato a cercare, abbiamo scatenato i nostri volontari e il nostro staff, abbiamo passato giornate intere al telefono. Abbiamo cercato all’estero, abbiamo utilizzato i nostri furgoni per accelerare i tempi di consegna. E in meno di due mesi abbiamo acquistato e distribuito oltre un milione di dispositivi di protezione a 136 fra ospedali, croci e pubbliche assistenze piemontesi.

Un numero record, tra i tanti che raccontano l’impegno di Specchio dei tempi per l’Emergenza Coronavirus. Sin dall’inizio del lock-down la nostra fondazione è vicina agli operatori sanitari, a cui ha destinato circa metà degli oltre 10 milioni di euro raccolti. Da 65 anni aiutiamo gli ospedali di Torino e del Piemonte, ma quello di questi mesi è uno sforzo senza precedenti per i nostri sostenitori.

Grazie alla generosità di oltre 16 mila supporter da 67 paesi del mondo, tra cui migliaia di lettori de “La Stampa”, abbiamo infatti potuto donare 68 strumentazioni mediche. Per lo più ecografi: strumenti fondamentali per la diagnosi del Covid-19. E poi 41 letti di terapia intensiva, 27 arredi destinati ai reparti, ma soprattutto due tac: una mobile, che abbiamo affittato e portato su un tir, dalla Polonia, all’Amedeo di Savoia di Torino. E una che resterà in dotazione al Martini di Torino anche dopo la pandemia: “Questo macchinario è vitale per il nostro ospedale”, ci hanno detto i medici quando lo abbiamo installato. Con la stessa commozione e gratitudine che abbiamo trovato in decine di lettere arrivate da tutta la regione.

Sono 19 gli ospedali piemontesi che abbiamo aiutato. Compreso quello temporaneo allestito alle Ogr, a cui abbiamo fornito una squadra di 38 medici e infermieri specializzati in emergenze. Siamo andati a prenderli a Cuba, affittando un aereo, quando ancora i voli e gli aeroporti erano bloccati. Era il giorno di Pasqua. Dalla Cina stavano per atterrare a Milano anche le 60 mila mascherine regalateci da un imprenditore di Pechino.

Procedure doganali, problemi di trasporto, infiniti ostacoli burocratici: per la prima volta nella nostra storia non ci siamo impegnati solo a riparare i danni di una tragedia, ma ci siamo trovati al centro della battaglia. L’abbiamo affrontata con le armi che sono il frutto della nostra esperienza, della nostra fatica, della nostra passione, del nostro coraggio, e con le munizioni che ogni giorno ci sono state donate, per essere usate subito contro un nemico che, più di una volta, ci è sembrato invincibile. Ora, dopo 100 giorni, sappiamo che questa battaglia si può invece vincere: abbiamo imparato a prendere la mira. Ma, ricordando quella milionesima mascherina consegnata al Mauriziano, vi chiediamo di continuare a starci vicini. L’emergenza sanitaria si è ormai trasformata in emergenza sociale. Noi ci siamo e ci saremo. Ma abbiamo bisogno di voi, del vostro affetto e delle vostre donazioni. Per combattere ancora insieme.

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