Gioele, 7 anni di lotta per una vita normale

Specchio dei tempi sta aiutando il bimbo tetraplegico di Castellamonte ad acquistare un furgone per potersi spostare. Dona anche tu.

Beppe Minello, La Stampa 7 febbraio

Sarà il sole che fa risplendere una altrimenti anonima ex-casa colonica ormai fagocitata dalla città. Oppure l’abbaiare allegro di Leo, un simpatico cucciolo peloso, che corre incontro a Gioele, il suo padroncino di 7 anni, insaccato tra le braccia di nonno Settimino perché incapace di muoversi e parlare ma che quando vuole dire “sì” riesce ad aprirsi in un sorriso meraviglioso.

Resta il fatto che, nel cortiletto di via della Lumaca a Rivarolo, la casa dei nonni materni Settimino e Anna, si respira serenità nonostante, o forse proprio grazie a Gioele colpito da tetraparesi spastica dalla nascita a causa della mancanza di ossigeno dovuto al distacco anticipato della placenta.

Da quel giorno la vita di mamma Simona, parrucchiera oggi 36enne, e di papà Vincenzo D’Aloia, carpentiere di 46 anni, dei nonni e di tutti i loro amici, è cambiata: “Gioele è diventato il perno attorno al quale ruota tutta la nostra vita” dicono Vincenzo e Simona, gli occhi che brillano al di sopra della mascherina anti-Covid.

Sette anni che, nonostante tutto, hanno regalato a Gioele serenità e gioia grazie anche alla solidarietà e all’aiuto di tante persone, molte sconosciute (“E’ incredibile quanta gente…” mormora Vincenzo D’Aloia) alle quali, ora, i genitori di Gioele si rivolgono nuovamente, attraverso la Fondazione La Stampa-Specchio dei tempi, per risolvere l’oneroso problema di dotarsi di un furgone attrezzato per trasportare disabili in carrozzella.

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Non che, in questi mesi, siano rimasti con le mani in mano, anzi. Grazie ai volontari di “Noicisiamo Onlus” che ha sede nella vicina Valperga guidata da Luigi Querio Gianetto e all’aiuto della Arval, società di autonoleggio a lungo termine, una parte della cifra necessaria a pagare il furgone è stata raccolta: “Ma non basta: Specchio dei tempi può aiutarci a raggiungere la cifra necessaria?” chiede Vincenzo D’Aloia che per stare più vicino al figlio  lavora con orario continuato dall’alba al pomeriggio, mentre mamma Simona ha abbandonato il negozio di proprietà da parrucchiera per mettersi in società con un’amica e avere più tempo libero da dedicare a Gioele.

Mai, quando raccontano il calvario loro e del figlio del quale i medici dell’ospedale di Ivrea avevano decretato “la morte cerebrale”, hanno parole d’ira o di rancore. Piuttosto, raccontano con orgoglio il rifiuto di mamma Simona ad accettare l’infausta diagnosi: “Lo toccavo e vedevo che la manina e il piedino di Gioele, sia pur quasi impercettibilmente, reagivano: non sono un medico ma sentivo che il mio bambino c’era ancora”. Simona aveva ragione: “Dopo qualche tempo, Gioele ha addirittura iniziato a deglutire.  I medici non credevano a quello che vedevano”.

Da quel giorno, Simona e Vincenzo hanno sì seguito le indicazioni dei medici ma soprattutto le indicazioni del loro cuore. Poco dopo la nascita, il bimbo ha dovuto affrontare tre mesi di crisi epilettiche dalle quali è uscito stremato e con cure farmacologiche così pesanti, “otto medicinali al giorno, che gli evitavano le crisi ma che lo rendevano permanentemente sedato”.  Racconta Simona D’Aloia: “Grazie a una vicina che aveva vissuto un problema analogo ho portato Gioele in una comunità toscana dove, lungi dall’applicare integralmente il loro metodo per riattivare il cervello, a mio giudizio troppo fisico, troppo duro, e seguendo i loro consigli dietetici, sono, siamo riusciti a migliorare le condizioni di Gioele e a liberarlo dalle medicine”.

A San Marino, invece, papà e mamma hanno trovato un centro privato dove, al posto dell’intervento di tenotomia sui tendini molto invasivo e previsto dal Servizio sanitario, un’equipe russa interviene con la microchirurgia: “Ora i muscoli di Gioele trattati in questo modo sono ok, ma crescendo la situazione peggiorerà”. Per ora, a casa o in un centro dell’Asl, Gioele, che con insegnante d’appoggio, logopedista e fisioterapista, frequenta la prima Elementare, viene quotidianamente sottoposto a trattamenti fisioterapici, mentre in un altro centro di logopedia di Burolo sta imparando ad usare il puntatore oculare: “E’ bellissimo – dice, sognante, papà Vincenzo – perché permette a Gioele di comunicare. E con il furgone, pensi un po’, lo potremo portare ovunque!”.

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