I bambini della Sant’Antida in sala con Specchio dei tempi

09/04/2024
Roberta Martini

«Questa mattina abbiamo imparato che bisogna ascoltare e incoraggiare le idee di tutti», dice Vittoria. «E che dobbiamo essere più gentili e riflettere sulle bellezze della natura», le fa eco il compagno seduto accanto. I 106 bambini della scuola Santa Giovanna Antida di Vercelli, accompagnati dalla dirigente suor Giancarla Galazzi e da un gruppo di maestre, ieri hanno «ritirato» il primo premio vinto al concorso «Il presepe nel mondo»: la proiezione, organizzata appositamente per loro, grazie alla Fondazione di Specchio dei tempi, del film di animazione «Mavka e la Foresta incantata».

Puntualissimi, poco prima delle 9,30, gli alunni della scuola primaria sono arrivati in piazza Pajetta: giubbotti, scarpe da ginnastica e sorrisi a formare il piccolo cordone colorato guidato dalla maestra Lorena Fonsato. Ordinatissimi, in pochi minuti i bambini hanno trovato posto sulle comode poltrone del Nuovo Italia, pronti a vedere il film scelto dalla scuola perché sensibilizza sui rapporti tra uomo e natura e racconta che, con amore e rispetto, la convivenza è possibile.

«È stata una mattinata felice anche per le insegnanti», commenta Lorena Fonsato, anima artistica della scuola che, insieme ai bambini promette un disegno, ispirato a Mavka, dedicato proprio a Specchio dei tempi. Per il secondo anno la Fondazione accompagna il concorso «Il presepe nel mondo», offrendo il primo premio ai vincitori della sezione dedicata alle scuole. E per il secondo anno, con una messe di voti inviati dai lettori che hanno scelto il presepe tra i tanti esposti nella chiesa di San Paolo, è stata la primaria di via San Cristoforo ad aggiudicarselo. L’anno scorso tutti i bambini avevano con frequentato con entusiasmo i laboratori artistici del museo Borgogna. «Ci riproveremo anche l’anno prossimo», sorride la maestra Lorena, che ringrazia anche il personale in servizio al Nuovo Italia, pronto ad accompagnare con gentilezza la presenza di tanti piccoli scolari.

Emilia Romagna: continuano i lavori di ristrutturazione delle scuole colpite dall’alluvione.

Oggi siamo a Sant’Agata sul Santerno, in provincia di Ravenna, dove è attivo il nostro cantiere per la ristrutturazione dell’asilo nido “Il Girasole”, che è stato gravemente danneggiato dall’alluvione del 2023.

L’obiettivo è renderlo pronto per ospitare i bimbi e le bimbe della zona a partire da settembre, con la ripresa dell’attività didattica dopo l’estate.

Noi di Specchio dei tempi siamo da sempre a fianco delle popolazioni colpite da calamità naturali, in Italia e nel mondo.

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Negozi Amici: la storie del Pastificio Sapori, una colonna della tradizione culinaria torinese.

Beppe Minello

La famiglia di lui è di origine sarda. La moglie è campana. Due culture gastronomiche che hanno arricchito il “Pastificio Sapori”, una colonna della tradizione culinaria torinese. Un tempo c’era il locale storico di via San Tommaso poi sdoppiatosi in via Mazzini 36/a. Oggi è rimasto solo quest’ultimo e a guidarlo, da alcuni anni, ci sono Alessandra Volpe – ex-dipendente della gastronomia – con il marito Giovanni Antonio Catta, due “cinquantini”, e anche qualcosa di più per dirla alla Camilleri, che ci mettono anche qualcosa di più della passione richiesta.

Tra agnolotti alla Cavour (“Niente coniglio, solo vitello e maiale, spinaci, uova e parmigiano”)  e insalata russa (“Con la verdura tutta tagliata a mano”), c’è anche posto per dedicarsi alle iniziative di Specchio dei tempi come fanno oltre 400 attività commerciali di tutto il Piemonte che aderiscono al progetto “Negozi amici”.

E’ stato Catta, che è anche presidente dei commercianti del Borgo Nuovo (oltre 300 iscritti), a mobilitarsi per trovare un luogo dove organizzare sotto Natale uno spettacolo di cori gospel. “I tempi erano stretti – ricorda il gastronomo – ma siamo riusciti a coinvolgere il parroco di San Massimo che ci ha permesso di usare la chiesa”.

Catta deve essere riuscito nella non semplice impresa perché, evidentemente, ha utilizzato l’entusiasmo con il quale guida e racconta la sua avventura commerciale. La quale, oggi, dà lavoro a 7 persone che giostrano nel profumato locale di via Mazzini. La cucina è a vista e ci sono tavolini per una decina di coperti che ospitano clienti tutto il giorno, affascinati e tentati dalle bontà dei piatti che possono ammirare dietro il cristallo del bancone. “Ma la maggioranza – racconta Catta – viene per le nostre paste ripiene, ovviamente cotte al momento nella nostra cucina”.

Degli agnolotti di Cavour abbiamo già detto, ma ora è agli sgoccioli il tempo del  “Gobbo d’Asti”, un agnolotto che “prevede la verza che è ormai a fine stagione e, siccome lavoriamo a km zero e con verdura fresca che ci arriva da Santena, per poterli mangiare nuovamente bisognerà attendere la prossima stagione fredda”.

Ma le alternative non mancano e, in virtù delle origini dei due titolari, la scelta spazia dai culurgiones sardi al tortello napoletano passando per i cappelloni ricotta e spinaci e i minuscoli tortellini emiliani.  “E comunque, se utilizziamo zucche, queste arrivano da Mantova, i pistacchi da Bronte, la cipolla da Tropea, l’olio evo da un piccolo coltivatore dell’Avellinese, al confine con la Puglia”.

“Proporre piatti con prodotti di stagione – spiega Catta – è anche un modo per diffondere cultura culinaria. Quando non c’è quello che si desidera, il cliente è obbliato ad aprirsi ad altre esperienze. Vale in cucina, ma vale anche per tutto il resto”

Gli imprenditori bravi, gastronomi e no, hanno sempre un occhio rivolto al futuro. Quello di Catta guarda altre città, magari Milano, dove esportare l’esperienza di via Mazzini “ma calandola nella realtà dei prodotti e delle tradizioni culinarie locali”. La moglie Alessandra, anima della cucina, studia invece nuovi ripieni per la pasta, da provare e magari brevettare. La tradizione, infine, non impedisce ai gastronomi di via Mazzini di proporre una linea di pasta a basso contenuto di carboidrati della linea “Light flow” e di diffondere il sapere artigiano con corsi di pasta che si tengono il sabato pomeriggio.

Negozi Amici, la Storia di M** Bun, l’Hamburgheria a Chilometro Zero

Beppe Minello

Facile, oggi, trovare un’hamburgheria a chilometro zero che serva panini originali con ingredienti di qualità. Nel 2009, invece, ci volle tanto coraggio a sfidare colossi come Mc Donald’s e Burger King. Graziano Scaglia e Francesco Bianco, novelli Davide da Rivoli, ci riuscirono sfornando i panini di “M** Bun”, con quei due inutili asterischi per sfuggire alle ire legali di Golia-Mc Donald’s.

Coraggiosi e anche generosi. L’azienda della famiglia Scaglia – 400 bovini di razza piemontese, maiali, galline e conigli allevati nella tenuta di Bruere – sono tra i principali “Negozi amici” di Specchio dei tempi. Una falange di oltre 560 imprese grandi e piccole di Torino e del Piemonte che aiutano, con vetrofanie e flyer, a diffondere le iniziative e i progetti di Specchio e a fornire, quando è necessario, materiale da distribuire. “M**Bun” contribuisce regalando a eventi e cene organizzate dalla Fondazione la sua MoleCola, altra coraggiosa sfida alla multinazionale statunitense regina delle bibite.

La prima sfida, l’agriamburgheria aperta sotto i portici di corso Susa a Rivoli fu baciata dalla fortuna grazie alla pubblicità piovutale addosso dalla battaglia legale scatenata da Mc Donald’s che voleva venisse cancellato il “Mac” da “Bun”. Provarono Scaglia e Bianco a ribattere che “Mac bun” era solo una frase in dialetto per dire “Solo buono”. Tutto inutile.

Fortuna, dicevamo, ma anche bravura e qualità. Perché puntare su prodotti che rispettano l’animale, di stagione, del territorio, “a filiera corta” come spiega Giorgia Scaglia, 27 anni, responsabile marketing di quella che oggi è un’azienda che dà lavoro a un centinaio di persone, fu un’idea allo stesso temo banale e rivoluzionaria. “Abbiamo inventato lo “Slow fast food” sorride la manager. E a quel tempo si faceva la coda per entrare da “M** Bun” e gustarsi un panino “Gaute m** da suta” con carne di fassone e suino, cipolla, pancetta, rubra fumé, oppure un “Sensa cognisiun” innaffiato di “bagna caoda”. E i contorni? Stessa storia: le patatine, rigorosamente piemontesi e tagliate fresche in cucina, da M** Bun diventano “Friciula”. Le birre le prepara il top del settore artigianale: Baladin. La Coca e la Pepsi sono sostituite da MoleCola, ideata e prodotta in casa quando le dimensioni dell’azienda, allargatasi ai punti vendita di corso Siccardi e poi via Rattazzi, hanno garantito l’investimento.

Visita prenotabile dopo 9 mesi e non puoi rivolgerti alla sanità privata? Ci pensa Specchio dei tempi

La Stampa, 05/01/2024

La sanità pubblica non riesce ad accogliere il numero di richieste di visite, chi se lo può permettere si rivolge alla sanità privata e chi non può deve aspettare mesi, trascurando patologie e rinunciando a cure fondamentali. Per questo motivo Specchio dei Tempi ha creato il progetto Mille Visite, per sostenere la sanità pubblica offrendo mille visite immediate in strutture private alle persone che non possono spendere.

Specchio dei Tempi ha attivato convenzioni con tre istituti: Cellini, CIDIMU e Affidea-C.D.C. I primi due per visite gratuite nelle sedi di Torino e il terzo per prestazioni anche nelle altre province del Piemonte. Sono prenotabili visite allergologiche, cardiologiche, chirurgiche, dermatologiche, diabetologiche, fisiatriche, gastroenterologiche, intemistiche, neurologiche, oculistiche, ortopediche, otorinolaringoiatriche, reumatologiche e urologiche.

Il servizio di prenotazione è attivo dal lunedì al venerdì dalle 14:30 alle 17:30 chiamando il numero 366-6765663. Servono tessera sanitaria, impegnativa del medico di base, ISEE e un documento di identità. Devono essere inviati tramite email a millevisite@specchiodeitempi.org oppure consegnati a mano all’Info Specchio in via Madama Cristina 35, che è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 13.

Per informazioni:
millevisite@specchiodeitempi.org

Le tante sfortune di Damiano, amputato ad una gamba, oppresso dai debiti e con il costante rischio di morire

Beppe Minello

Damiano ha 53 anni e attende di morire. Può accadere ora che state leggendo la sua storia o domani o fra un anno o un po’ più in là. “Non ho paura – dice – ma vivere così è una tortura”. Un appello che Specchio dei tempi ha subito accolto, effettuando una immediata donazione in denaro e prevedendo altre forme di assistenza. Che svilupperemo insieme ai lettori che vorranno darci una mano.

Sette anni fa l’esistenza di Damiano si inabissa in un tunnel di dolore, non solo fisico. “Era fine ottobre, ero su un campetto di Pianezza per la partita settimanale di calcetto con gli amici: mi stavo riscaldando e ho iniziato a sentire dolori ai glutei, ai muscoli delle gambe. Insopportabile” ricorda. Per un anno tira avanti con il suo doppio lavoro di magazziniere e cameriere in nero nei catering del weekend: “Ho fatto l’alberghiero e per un po’ d’anni ho servito in ristoranti anche di grido. Ma mi annoiavo. E allora ho messo a frutto le patenti che avevo conseguito da militare e mi sono messo a fare il camionista e poi il magazziniere”.

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Poi non ce la fa più. Il medico di base non sa spiegare quei dolori: “Era più agitata di me. Le chiedevo di farmi fare qualche esame, ma niente: vedeva che camminavo, poi i dolori mi fermavano, poi ricamminavo. Non capiva lei, tantomeno capivo io. Ho cambiato il medico e sono passato dalla padella nella brace. La nuova dottoressa mi chiedeva se avevo anche male alla schiena. ‘Sì le rispondevo’. Insomma, si sono convinti che il mio problema fosse lì. Nel 2018 mi hanno messo un placca ma i dolori non sono passati, anzi…

Che fare? “Un’amica di mia madre, dico, un’amica di mia madre, non un medico, butta lì: ‘Ma fatti fare un ecodoppler’”. Damiano che, nel frattempo, ha perso lavoro e compagna, andatasene di casa dopo 15 anni di convivenza, fa l’ecodoppler. “Il primo medico a guardare i risultati  chiamò un collega, insieme chiamarono il responsabile del laboratorio e, ancora insieme, mi dissero che ero da operare urgentemente e che se fossi arrivato prima magari avrei potuto guarire…”

“Sindrome di Leriche” è la diagnosi: “Arteriopatia ostruttiva cronica periferica” dice Wikipedia. “Mi si chiudono le arterie iliache – spiega Damiano – e una era già praticamente chiusa. Me la riaprirono con un by pass e mi dissero che, praticamente, non c’era e non c’è cura… il rischio di trombi è altissimo, che potrei perdere le gambe”. La vita già non rosea di Damiano diventa un calvario. Senza casa e con l’invalidità civile, ottiene un alloggetto Atc al piano rialzato di via Maddalene. Ma le disgrazie non finiscono mai. “Quando sono andato a farmi visitare, nel 2020, chi mi aveva operato mi ha guardato chiedendosi ‘Ma questo è ancora vivo?’ Mi sono stati ripetuti i pericoli che correvo, il rischio di cancrena…”. Che si concretizza due anni dopo: “Mi hanno riportato in camera operatoria e, devo dire, hanno fatto di tutto per salvarmi la gamba. Ma alla fine non è restato altro che amputarla sopra il ginocchio”.

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Damiano ora vive sulla carrozzella anche se in casa, per spostarsi dal bagno lungo e stretto alla cucina altrettanto angusta, deve fare come Tarzan, appendendosi dove può. E’ imminente il trasloco in un altro alloggetto Atc, poco lontano e a livello strada. “Qui – dice Damiano – non ho molti problemi a scendere in cortile: mi lascio cadere con la carrozzella dal pianerottolo. Il problema è risalire, cosa impossibile senza l’aiuto di qualcuno”. Gli danno una mano, per poche ore la settimana, una badante e una infermiera, mentre la cagnetta Kelly, la sua unica compagnia, ha imparato a fare da sé: “Quando deve fare i bisogni esce e rientra in casa da sola. Se mai un’auto la investisse non so cosa farei…”

“Aspettando di morire – prova a ironizzare Damiano – devo risolvere un problema con la Soris con la quale ho un debito di 2900 euro per multe prese quando ancora lavoravo; l’Agenzia dell’Entrate, mossa dall’Asl che mi accusa di aver ottenuto, anni fa, esenzioni alle quali non avevo diritto, mi sta addosso.  La carrozzina elettrica, fornitami dall’Asl, s’è rotta e per due mesi sono rimasto senza la possibilità di muovermi e vivo nell’angoscia che si guasti nuovamente. Oggi, per non farmi mancare niente, ho pure mal di denti e in qualche modo cercherò di farmi visitare gratuitamente… Vede che disastro! E’ che… insomma, non chiedo molto…ma in questi ultimi giorni che ho da vivere, spero di non incontrare altre sfortune”.

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Faenza, la storia della gelateria con 80 cm di acqua

Elisabetta Romeo

Ci sono tante storie. Anche questa, di una gelateria allagata a Faenza, che fanno capire come l’acqua abbia risparmiato davvero poche attività, fra quelle che si trovano al piano strada. La Gelateria  Ok di Faenza è una delle 160 attività che Specchio dei tempi e Specchio d’Italia hanno sostenuto con un immediato aiuto di 3000 euro. Elisabetta Romeo ci ha raccontato come è riuscita a risollevarsi, grazie anche al nostro aiuto.

“Nei pressi di Faenza, in provincia di Ravenna, la Gelateria Ok fondata nel 1986 da Elide Versari è un punto di riferimento storico dei cittadini. Mantiene la stessa gestione familiare dal 1° maggio, data ufficiale di apertura; nel tempo ha raccolto una clientela affezionata, che anche durante il periodo drammatico delle alluvioni ha dimostrato vicinanza e solidarietà. Marco, il marito dell’attuale proprietaria, racconta che il motto della gelateria è “regalare sorrisi”. Oltre ai gusti tradizionali amano sperimentare nuove proposte, come OK 30 – creato 7 anni fa per il trente nnale – una crema di mandorla al sesamo e caramello al sale di Cervia; oppure il gusto Neve del deserto, una panna cotta al caramello e pinoli. Dopo le alluvioni di maggio hanno riportato numerosi danni all’attività: il magazzino è stato completamente allagato – 80 cm di acqua – ed è andato perduto tutto il materiale depositato, compresi frigoriferi e altri macchinari da lavoro, insieme alla contabilità.

Marco e la moglie, insieme ad amici che hanno prestato il loro aiuto, si sono messi tempestivamente al lavoro. Non è stato facile: c’era fango ovunque. L’obbiettivo era riaprire il prima possibile: in casi estremi, chi si ferma è perduto. Dopo 25 giorni dal disastro erano pronti. Con voce emozionata, Marco ricorda che il 10 giugno è stato come tornare a fare il gelato per la prima volta. Non sono mancati momenti di sconforto. La segnalazione del bando di aiuti elargiti da Specchio è stata una boccata d’ossigeno: hanno deciso di partecipare e, quando è arrivata la notifica del buon esito della richiesta, il sollievo è raddoppiato. Sono stati ricomprati macchinari come la planetaria, un mescolatore professionale, riallestiti i tavolini esterni, e molto del budget resta per pagare gli interventi tecnici ancora da quantificare. Il primo obbiettivo è stato raggiunto. Il 10 giugno, giorno della riapertura, la pioggia ha ricominciato a battere, ma la gente è accorsa lo stesso. Dopo questa triste vicenda, la gelateria OK ha portato a casa la voglia di ripartire.

La Stampa dal 1867 a oggi : una storia in difesa delle libertà

La Stampa, 17/05/2023

“Caro direttore, qui le stagioni corrono.Ormai voi ed io siamo al tramonto, come questo secolo che volge al termine”.

Il capo della polizia di Torino, Domenico Cappa, parla con tono dolente e definitivo.
C’è un’epoca che si chiude, lui e il suo interlocutore ne sono i diretti testimoni. Hanno assistito alle riforme albertine e ai moti popolari del ‘48, all’Unità d’Italia e alla Triplice Alleanza. Ma ora il Novecento è dietro l’angolo, pronto a spazzare via tutto.
Davanti a lui siede un uomo alto con la barba, prossimo alla settantina, fasciato da un’elegante redingote. È il cuneese Vittorio Bersezio, giornalista e scrittore (il suo capolavoro: la commedia “Le miserie ‘d Monsù Travet”), con trascorsi da deputato nella Sinistra costituzionale, fiancheggiatore pentito del governo Depretis. È lui ad aver fondato nel 1867 il quotidiano La Gazzetta Piemontese (divenuta poco dopo La Stampa), ricoprendone il ruolo di primo direttore.

Che ci fanno quei due personaggi, nel cuore della notte, dentro il modernissimo edificio di via Lugaro che oggi ospita la redazione del giornale?
All’origine di quel paradosso spazio-temporale c’è “Viaggio al termine della notte”, il docu-film sulla vita di Bersezio prodotto dalla fondazione a lui intitolata, con il sostegno della Fondazione Specchio dei tempi.
Vedrà la luce su piattaforma entro la fine dell’anno.
Dirige Michele Burgay.

«Tra Bersezio e Cappa c’era un rapporto di confidenza reciproca», spiega il regista «Il loro dialogo, che si svolge tutto in una notte, è la colonna vertebrale su cui si regge il film, inframmezzato da immagini e dalla presenza dello storico Gianni Oliva, che l’ha scritto insieme a me. Ho voluto giocare con i piani temporali per favorire una sorta di spaesamento dello spettatore, per creare una dimensione onirica, sospesa tra passato e presente. Per poter contare su un numero maggiore di fotografie abbiamo creato con l’intelligenza artificiale nuove immagini, indistinguibili rispetto a quelle d’epoca. L’obiettivo era dare al film un ritmo e un sapore non da documentario classico».

A impersonare Cappa c’è Mario Brusa, mentre Bersezio ha il volto di Roberto Accornero. «Andare indietro nella storia è sempre affascinante – spiega l’attore torinese – perché ti permette di trovare qualche risposta alle mille domande che ti poni invano ogni giorno. In più qui c’è un singolare mix, un personaggio antico collocato in un ambiente contemporaneo. La difficoltà più
grande è stata trovare il giusto registro nei dialoghi, perché di quell’epoca ci sono rimasti tanti scritti ma ovviamente non sappiamo come parlava davvero la gente».

Nel finale, mentre l’alba s’avvicina, il primo direttore de La Stampa incontrerà l’attuale, Massimo Giannini, alla sua prima prova con un copione cinematografico. In quel dialogo si incontrano e confrontano due epoche molto meno diverse di quanto suggeriscano le apparenze.
«È stato un bel tuffo nel passato», sorride il direttore Giannini dopo l’ultimo ciak.
«È stato divertente, straniante, ma ho anche provato un grande orgoglio per un giornale che, fin dall’Ottocento, fa parte a pieno titolo della storia di questo Paese.
La Stampa ha raccontato l’Italia risorgimentale, post-risorgimentale, a cavallo tra le due guerre e anche durante il ventennio fascista. Questo dialogo virtuale è stato stimolante per capire com’è cambiato il nostro lavoro, l’impatto che la rivoluzione tecnologica ha avuto sui quotidiani, non solo nei mezzi ma anche nei modi. L’amara considerazione è che buona parte dei problemi sono rimasti gli stessi, così come le posizioni del giornale: lotta contro le disuguaglianze, difesa della libertà, opposizione alle guerre». 

Il Maggiordomo Lloyd nostro ospite il 5 maggio al Talent Garden

Angelo Conti

Simone Tempia è uno scrittore che deve la sua grande popolarità alle considerazioni del maggiordomo Lloyd che oramai da diversi anni, ogni mattina, “comunica” con centinaia di migliaia di followers. E’ un amico e sostenitore di Specchio dei tempi con cui condivide valori e spirito solidale. Sarà a Torino venerdì 5 maggio alle 18,30 presso l’Auditorium Talent Garden della Fondazione Agnelli, in via Giacosa 38, con ingresso libero. Ci racconterà cosa lui intende per solidarietà e ci racconterà le storie e le esperienze che sono alla base di tutti i suoi libri.

Simone Tempia, piemontese di Borgosesia, è scrittore e giornalista presso Vogue Italia. Oltre che conduttore di trasmissioni su Canale 5, La 7 e Rai 2. Nel 2014, crea la pagina Facebook “La Vita con Lloyd” in cui, attraverso il dialogo immaginario fra Sir e il suo maggiordomo Lloyd, risponde a dilemmi quotidiani, offrendo spunti di riflessione mai banali. Il maggiordomo Lloyd è voce della coscienza, della ragione capace di dare consigli e farci meditare sul senso profondo delle cose, ma è anche un amico che si prende cura di noi nel momento del bisogno. Con umorismo ed estrema sensibilità, Simone Tempia affronta argomenti come l’amore, il passare degli anni, la paura e la ricerca della felicità. La pagina social, che conta 750.000 followers, ha ispirato i libri “La Vita con Lloyd”, “Un anno con Lloyd” e “Una Nuova vita con Lloyd”.

Nel 2020, l’autore ha anche pubblicato “Storie per genitori appena nati” nel quale riflette sul tema della genitorialità con dolcezza e un pizzico di ironia, tratto distintivo di uno scrittore giovane, in grado di affrontare tematiche diverse con estrema originalità. È proprio la sua capacità di indagine, di sguardo sulla propria identità e ciò che lo circonda a distinguerlo. I suoi testi sono un invito, nonché sostegno a riflettere su noi stessi, a guardarci allo specchio così come l’autore fa con se stesso attraverso la figura di Lloyd.

L’ingresso è gratuito, ma gradita la prenotazione. Riserva il tuo posto qui!

Le domeniche nel nostro Orphanage a Matara

Angelo Conti

In Sri Lanka la Pasqua non c’è, eccetto che in una piccola enclave cattolica a Negombo. Ma nel resto del paese è pur sempre domenica, e si svolgono svariate cerimonie religiose. I buddisti si stanno preparando alla loro festa più grande, il compleanno di Buddha, quest’anno il 29 maggio. Ma intanto continuano le loro consuete attività.

Questo scatto mostra i bambini dell’Orphanage di Specchio dei tempi che incontrano, a Matara, un piccolo monaco di 11 anni. In questi incontri, il piccolo monaco spiega ai suoi coetanei semplicemente le buone maniere. Come comportarsi per strada, come aiutare gli anziani, come essere diligenti a scuola, come rispettare gli animali ed altro ancora. Insomma, lezioni di educazione civica (come le chiameremmo noi) che i nostri orfanelli ascoltano con attenzione e deferenza. Per essere domani dei cingalesi migliori.

Biella: aperto uno sportello per aiutare chi è in difficoltà

La Stampa, 06/04/2023

Specchio è da molti anni vicino a Biella ed alla sua provincia con la distribuzione di contributi economici alle famiglie in difficoltà e la consegna di Tredicesime dell’amicizia ogni Natale. Durante il periodo Covid-19 a Biella è stato donato un ecografo polmonare al pronto soccorso dell’Ospedale degli Infermi, sono state consegnate 450 borse della spesa alle famiglie bisognose e donati migliaia di dispositivi di sicurezza alla Protezione civile che ha distribuito in tutto il territorio.

Nel 2022 abbiamo donato, oltre alle Tredicesime dell’amicizia, 500 euro a numerose famiglie di profughi ucraini fuggiti dalla guerra ed organizzato il convegno di educazione finanziaria “Come sopravvivere alle bollette”.

Nel 2023 Specchio aumenta il suo impegno inaugurando uno sportello aperto al pubblico per raccogliere le lettere di segnalazione per la rubrica e le richieste di aiuto di persone ed enti, per raccogliere donazioni. Dal 27 aprile, ogni quarto giovedì del mese, dalle 11 alle 14 in via Via XX Settembre 17, presso la Redazione La Stampa.