Stefano Bollani si racconta in vista del concerto di domani

Giubilei Franco,
La Stampa, 15/12/2023

«Suonare è come meditare la mia mente si pulisce” Il pianista domani sera all’Auditorium Agnelli per Specchio dei tempi: “Sono felice di sostenere con il mio concerto le Tredicesime dell’amicizia»

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«Sono molto felice di essere qui insieme a Specchio dei tempi per sostenere le Tredicesime dell’amicizia, una delle raccolte fondi più longeve e importanti della Fondazione».

Il ritorno di Stefano Bollani a Torino, in concerto domani alle 21 all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto per Specchio dei tempi—biglietti sul sito Vivaticket.com —, oltre a essere un appuntamento importante di beneficenza dà lo spunto per una ricognizione disincantata con l’artista sulla qualità del panorama musicale attuale: fra tesori nascosti che restano tali, perché in Italia non passano, il mare magnum sonoro di internet dove c’è ogni cosa e il suo contrario, e il mainstream commerciale imperante nelle radio. Niente di cui preoccuparsi troppo, secondo il musicista: per lo strapotere delle radio niente di nuovo, quanto all’offerta sconfinata online non c’è che da armarsi di pazienza e mettersi a cercare, qualcosa di buono ne esce sempre.

Stefano Bollani, non trova che quello in cui ci troviamo somigli molto a un deserto musicale in quanto a qualità dell’offerta?
«Diciamo che con l’età diventa sempre più difficile apprezzare quel che si sente, almeno per me. Allora faccio uno sforzo e mi accorgo che ci sono cose veramente interessanti provenienti anche da realtà molto lontane, come Corea e Canada, anche se in realtà ce ne sono da tutte le parti del mondo, basta avere la voglia di trovarle».

È però vero che mediamente, parallelamente e in conseguenza dello scadimento generale della musica in circolazione, sono peggiorati anche i gusti del pubblico e che per rimediare tocca ricorrere allo streaming: che responsabilità hanno le radio in tutto questo?
«Le radio si sono sempre comportate allo stesso modo, è il loro potere, sono amplificatori di una serie di interessi, ma grazie a internet posso andare a sentire i canti tradizionali nigeriani, se ne ho voglia. Da questo punto di vista l’offerta è immensamente più ricca».

E la sua musica in tutto questo come si trova? Che direzioni va percorrendo?
«Si trova bene, attraverso un periodo in cui mi piace molto comporre, anche se non c’è ancora una data di uscita per un prossimo lavoro. Starmene a casa dopo aver girato come un pazzo per suonare è una cosa molto positiva da questo punto di vista. Ho anche composto un paio di colonne sonore e mi piacerebbe continuare a farlo, perché sono un cinefilo e fra gli italiani amo in particolare Matteo Garrone e Alba Rohrwacher».

La musica di un artista dev’essere senza compromessi? Nel suo caso riflette la realtà che lo circonda o proviene da una vena intimista?
«La musica soprattutto scorre, scorre da sola, va nella direzione in cui deve andare. Pat Metheny, riguardo alla seconda domanda, diceva che ci sono due categorie di musicisti: quelli che suonano la musica del mondo in cui vivono e quelli che lo fanno per il mondo in cui vorrebbero vivere. Io appartengo sicuramente alla seconda categoria».

Che effetto le fa suonare?
«Quando mi siedo al pianoforte la mente si pulisce, per me è come fare meditazione o pregare». A breve tornerà in tv, su Rai Tre. Al 18 dicembre ricomincia Via dei matti numero zero, tutte le sere alle 20,15 con Valentina Cenni, mia moglie».

Parlavamo di colonne sonore, sta lavorando a qualche nuovo progetto nel cinema? Cosa ci può anticipare?
«Sì, forse comporrò la musica per un nuovo film il prossimo anno, ma è troppo presto per parlarne e una cosa ancora troppo vaga per dare altri particolari. Posso dire che l’ho trovata una storia molto bella e che il progetto mi piace. È un’esperienza che vorrei ripetere dopo i due film cui ho già lavorato per la colonna sonora»

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