Angelo Conti
Noi lo sapevamo nel 2011, quando abbiamo deciso, con un gruppo di medici, architetti e professionisti torinesi, di fare qualcosa per quella fetta di terra, devastata da frequenti carestie e dalla siccità. Quasi il 20% dei bambini non riusciva a raggiungere la maggior età, colpiti da malattie tutt’altro che incurabili: polmoniti, bronchiti, persino la diarrea, ma che non si riusciva a contrastare con farmaci adeguati.
Così abbiamo costruito l’ospedale in un anno, avviato nei primi tre anni, in parte poi trasferito al governo locale, ma non ce ne siamo mai andati. Un anno fa abbiamo deciso di sostenere il pronto soccorso pagando gli stipendi ad uno staff di medici ed infermieri, di ammodernare la Neonatologia che qui è davvero una “prima linea”, e di utilizzare una clinica mobile per visitare i bambini dei campi profughi delle periferie. Da allora abbiamo anche una persona, una coraggiosa ragazza di Savona, che vive là e lavora per noi, e per il nostro ospedale. Tutto questo con la torinese MedAcross, la onlus presieduta da Daniele Regge, che si occupa della logistica di tutta l’operazione.