Caselli e il teatro spiegano la Costituzione ai ragazzi di Mondovì, Bra e Alba

Giulia Poetto,
La Stampa, 29/02/2024

Mercoledì 6 a Mondovì, giovedì 21 a Bra e mercoledì 27 a Alba: a marzo il progetto «Sana e robusta Costituzione» della Fondazione La Stampa-Specchio dei tempi fa tripletta nella provincia Granda con lo spettacolo «Jupe Culotte». Dopo la doppia rappresentazione al teatro Toselli di Cuneo dello scorso ottobre, per le scuole e per la co Tanaro ad Alba sarà cittadinanza, la pièce idea- Gian Carlo Caselli, ex magita e portata in scena da Giulia Berto e Rita Laforgia verrà proposta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado delle tre città grazie al contributo della Fondazione Crc.

Ad aprire le matinée al teatro Baretti di Mondovì, al Politeama Boglione di Bra e all’area eventi di Parco Tanaro di Alba sarà Gian Carlo Caselli, ex magistrato per decenni impegnato nella lotta al terrorismo e alla mafia, che spiegherà agli studenti cosa rende la Costituzione così attuale e imprescindibile. Poi spazio alla magia del teatro, che racconterà l’incontro tra due donne agli antipodi in coda alle urne il 2 giugno 1946. Da un lato Rosa Costantini, personaggio di fantasia, una ragazza cresciuta in campagna, contadina e con la licenza di terza elementare, dall’altro Lina Merlin, allora una semplice maestra e militante del Partito Socialista Italiano, ma già con la statura che l’avrebbe resa la prima donna eletta in parlamento. Due mondi distanti che la prima volta del suffragio universale in Italia avvicina e unisce.

La partecipazione agli spettacoli, tutti con inizio alle 10, è gratuita; per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere una mail all’indirizzo di posta elettronica specchiodeitempi.ets@lastampa.it.

Intervista a Gian Carlo Caselli: “La mia lezione a teatro per insegnare la legalità”

Beppe Minello,
La Stampa, 24/10/2023

Gian Carlo Caselli ha 84 anni ed è un leone. I 56 che ha vissuto nei più difficili palazzi di giustizia d’Italia ne hanno fatto un magistrato simbolo. Un simbolo contro il terrorismo di Br e Prima Linea quando, accanto agli uomini del generale Dalla Chiesa sconfisse il Nucleo storico dei Curcio e Franceschini fino alla cattura di Patrizio Peci, il primo pentito delle Br. Un simbolo contro la mafia, quando chiese e ottenne, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, di essere nominato procuratore della Repubblica di Palermo.

Ora che è in pensione, non si ferma e la sua battaglia è diventata una battaglia di testimonianza. Come quella in memoria del suo maestro e amico Bruno Caccia, procuratore della Repubblica di Torino assassinato dalla mafia calabrese 40 anni fa. Una tragedia alla quale è dedicato “Sana e robusta Costituzione”, evento promosso dalla Fondazione La Stampa-Specchio di tempi in difesa dei valori della Costituzione e rivolto agli studenti di Medie e Superiori. A migliaia hanno già partecipato allo spettacolo “Jupe Culotte”, letteralmente gonna-pantalone, interpretato dal duo Giulia Berto e Rita Laforgia, che mette in scena il forte cambiamento sociale avvenuto nel dopoguerra con l’estensione delvoto alle donne. Lo spettacolo, domani, tornerà in scena al Teatro Colosseo, in via Madama Cristina 71, al mattino per 1300 studenti, la sera (ore 19) aperto a tutti e gratuito. Ci sarà, acciacchi permettendo, altrimenti in video collegamento, anche Caselli.

Il procuratore Caccia è stato un suo maestro e un suo amico. Qual è stato il suo insegnamento per un giovane Caselli all’inizio della carriera? E quale esempio rappresenta per i ragazzi che sentiranno parlare di lui al Colosseo?

«Ho conosciuto Bruno Caccia nell’inchiesta sul sequestro di Mario Sossi. Lui era pubblico ministero, io giudice istruttore. Era molto più anziano, molto più esperto e capace di me. Avrebbe potuto tenermi a distanza con il classico “ragazzino lasciami lavorare”. Invece mi prese per mano e mi insegnò tutto quel che c’era da sapere. Il suo era innanzitutto un insegnamento di correttezza e rigore, di rispetto della legge e dei diritti delle persone, senza sconti per nessuno. Valori che ha onorato fino al sacrificio di sé. Era temuto dai criminali. Basti pensare che la’ndrangheta, tranne Scopelliti e per fare un favore a Cosa nostra, non ha mai ucciso nessun magistrato fuori della Calabria se non Caccia e per difendere suoi interessi diretti. Un grande uomo e un grande magistrato. Un esempio per tutti coloro che l’hanno personalmente conosciuto e per coloro che ancora ne sentono parlare, grazie ai ragazzi di “Libera” che l’hanno “adottato” e alle iniziative come quella del teatro Colosseo».

C’è un momento particolare, un episodio della vita professionale e privata di Caccia che meglio rappresenta la personalità del magistrato ucciso dalla’ndrangheta?

«Caccia era maestro anche nello sdrammatizzare con l’ironia situazioni difficili. Ricordo quando interrogai per la prima volta un capo di Prima Linea, Michele Viscardi, che per dimostrarmi la sua sincerità di “pentito” cominciò col disegnare una piantina del parco della Tesoriera di Torino, dove allora c’era un campo da tennis su cui Caccia e altri magistrati (tra cui io) ogni tanto giocavano. Viscardi disegnò anche un caseggiato dal quale ci spiava un militante di Prima Linea. Il commento di Caccia fu: “speriamo che non abbiano segnato anche il punteggio delle partite, sennò che magra figura avresti fatto tu, caro Caselli”».

Il procuratore generale Saluzzo, lasciando il suo incarico, ha sostanzialmente detto che, alla luce dei processi già celebrati, non ci sarebbero riscontri dell’esistenza di un terzo livello responsabile dell’assassinio di Bruno Caccia. Tesi, invece, sostenuta con forza dalla famiglia Caccia: lei che idea s’è fatto?

«Per abitudine non prendo posizione su casi specifici ancora discussi e, in generale, e senza riferimento a casi concreti cito una frase di Giovanni Falcone: “Non pretendo di avventurarmi in analisi politiche, m non misi vorrà far credere che alcuni gruppi politici non siano alleati di Cpsa nostra (… ), nel tentativo di condizionare la nostra democrazia, ancora immatura, eliminando personaggi scomodi per entrambi”».

La Costituzione, diritti e valori: Jupe Culotte per Specchio il 25 al Colosseo

Federica Bassignana

Sana e robusta. Non potrebbero esserci aggettivi migliori per descrivere la nostra Costituzione.

“Specchio dei tempi” ne ha a cuore i valori e organizza un incontro mercoledì 25 ottobre alle 19 al Teatro Colosseo (via Madama Cristina, 71) con lo spettacolo “Jupe Culotte” di e con Giulia Berto e Rita Laforgia, con cui parliamo. Presente all’appuntamento anche l’ex magistrato Gian Carlo Caselli, che ricorderà il procuratore capo di Torino Bruno Caccia, ucciso dalla ‘ndrangheta quarant’anni fa. Una serata all’insegna dei principi fondamentali della Costituzione, raccontati da due donne sul palco che si incontrano fuori dai seggi elettorali, il 2 giugno 1946: da una parte una figura storica, una delle madri costituenti e prima donna a essere eletta al Senato della Repubblica, Lina Merlin, e dall’altra un personaggio di fantasia, una spalla quasi comica quanto veritiera, Rosa Costantini. Voci e videoproiezioni sullo sfondo faranno da cornice alla scena, grazie ai contributi di Gioele Minati, Raffaele Folino, Paolo Zaccaria e Irma Ridolfini.

Ingresso gratuito, prenotazione qui.

Uno spettacolo sui valori del femminismo e della Costituzione. Qual è la chiave di lettura?

«Raccontiamo la storia di due donne che vivono un forte cambiamento sociale: il diritto di voto e la possibilità anche per le donne di essere protagoniste della scena politica. Il loro confronto vuole essere un dipinto fresco ma sincero della vita di quegli anni, una riflessione sul valore del diritto al voto e un mezzo per ricordare i principi fondamentali della nostra Costituzione».

“Jupe culotte”: un titolo evocativo. La storica Christine Bard, ha affermato che fu più facile prendere la Bastiglia che per le donne impossessarsi definitivamente dei pantaloni. Siete d’accordo?

«L’idea è questa. Il titolo è legato al personaggio di Rosa Costantini, che dice che le jupe culotte sono belle perché sembrano una gonna, anche se in realtà sono pantaloni. La questione dell’indumento è solo la punta dell’iceberg, camuffa ma vuole rimarcare la difficoltà delle donne nel mostrarsi e allo stesso tempo doversi ancora un po’ nascondere. L’emancipazione è tutto ciò che c’è attorno».

Portate in scena due donne. Una di fantasia e una che ha fatto la storia. Come date loro voce?

«Rosa Costantini è il personaggio di fantasia, una giovane ragazza che arriva dalla campagna, con un minimo livello di istruzione. Lina Merlin, invece è Storia, ha quasi 60 anni ed è una donna partigiana, che sa cosa significa lottare e diventare una donna in politica in tempi difficilissimi. Sono agli opposti: Lina è un modello, è impostata, precisa, Rosa è frizzante e ingenua, a tratti è la sua spalla comica e ironica».

Come utilizzate la sua ironia?

«Lo spettacolo nasce con l’intento pedagogico di far avvicinare i giovani ai principi della Costituzione. Abbiamo scelto di utilizzare una componente ironica come nostro modo di raccontare perché certe tematiche riescono a essere narrate meglio con un pizzico di ironia e leggerezza».

2 giugno 1946: è una data che parla ancora oggi alle giovani donne?

«È una data importante per le donne ma non solo, deve essere ricordata da tutti. I giovani devono tornare a sentire la responsabilità del loro voto e di andare alle urne».

Qual è l’obiettivo dello spettacolo?

«Mettiamo il focus sull’importanza della curiosità e dell’informazione, per ricordare quanto sia fondamentale partecipare».

E la strada dell’emancipazione?

«È sempre da vigilare. Rosa nello spettacolo dice: “Questa cosa che gli altri dedicano per me non mi piace”. Dobbiamo ricordarlo sempre, stare attente e resistere». 

Ingresso gratuito, prenotazione qui.