Donazioni per il Myanmar: come aiutare i profughi

Angelo Conti
La Stampa, 01/04/2021

Il popolo birmano attraversa un periodo drammatico ed oscuro, funestato dalle violenze successive al golpe militare con decine di morti e terrore per le strade. Specchio dei tempi lancia un progetto per aiutare i profughi che cercano rifugio nella vicina Thailandia, ma che sono privi di qualsiasi risorsa.

Specchio dei tempi è attivo da 16 anni in Myanmar. Dopo lo tsunami, a Surat Thani ed a Batong, ha costruito una scuola professionale ed un orfanotrofio. Da tre anni sostiene a Kawthaung l’attività della onlus torinese Medacross, guidata dal professor Daniele Regge dell’IRCC di Candiolo che offre servizi medici gratuiti nei villaggi e sulle isole dell’arcipelago.

I forti rapporti con il vescovo salesiano (cha ha studiato a Torino) Joseph Prathan ci hanno consentito di allacciare subito importanti contatti a Ranong dove ci prefiggiamo di offrire, in tempi molto brevi, assistenza sanitaria ai profughi (che non possono accedere, in quanto irregolari, alla sanità thailandese) nonché aiuti alimentari alle famiglie.

Come donare per il Myanmar

Tutti possono darci una mano sostenendo il fondo 598 “Aiutiamo i profughi del Myanmar”.  Si può versare online cliccando qui con carta di credito o Paypal, con un bonifico sul conto intestato a Specchio dei tempi, via Lugaro 15, 10126 Torino, IBAN: IT67 L0306909 6061 0000 0117 200, Banca Intesasanpaolo; con un versamento sul conto corrente postale 1035683943, intestato a Specchio dei tempi; con Satispay (www.specchiodietempi.org/satispay). Si può anche versare presso lo Specchio Point di via Santa Maria 6 H (zona piazza Solferino/via Garibaldi) tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17, il sabato dalle 10 alle 13 (chiuso a Pasquetta).

Aiutiamo i profughi della Birmania

Angelo Conti

Il popolo birmano attraversa un periodo drammatico ed oscuro, funestato dalle violenze successive al golpe militare con decine di morti e terrore per le strade. Specchio dei tempi lancia un progetto per aiutare i profughi che cercano rifugio nella vicina Thailandia, ma che sono privi di qualsiasi risorsa. Centinaia di birmani lasciano infatti ogni giorno il Myanmar, terrorizzati anche dal sistematico lancio di granate da parte dell’esercito per scoraggiare qualsiasi dimostrazione e qualsiasi assembramento.

L’unica strada per lasciare il paese è attraversare il fiume Kraburi, che di fronte a Kawthaung presenta un largo istmo e così raggiungere la cittadina thailandese di Ranong. Sono soprattutto donne, anziani e bambini, perché la maggioranza degli uomini preferisce, in questa fase, restare nei campi ad accudire gli animali, oppure continuare a badare alla raccolta del caucciù dagli alberi della gomma.  E’ gente povera, poverissima, del tutto priva di risorse adatte ad una fuga tanto disperata. Che, per raggiungere la Thailandia, deve anche fare i conti con i militari thai che hanno spesso respinto con la forza questi tentativi di emigrazione.

Comunque, quasi tutti prima o poi riescono a raggiungere la città di Ranong, nei pressi della quale è in costruzione un campo per accoglierli. La grande maggioranza trova ripari di fortuna o, semplicemente, dorme sotto le stelle, approfittando della stagione secca, che però sta per finire.  La grande maggioranza dei profughi appartiene all’etnia Karen, la più invisa ai militari birmani perché portatrice di storiche istanze separatiste. I karen vivono tutti nel sud del paese, sono in prevalenza buddhisti ma con una crescente componente cattolica. Gente fiera e coraggiosa, forte della propria identità, legatissima alla propria terra. Accanto ai karen ci sono anche tanti birmani scesi dal nord, da Yangoon e persino da Mandalay, che stanno migliaia di chilometri più a nord.

Specchio dei tempi è attivo da 16 anni in questa area. Dopo lo tsunami, a Surat Thani ed a Batong, ha costruito una scuola professionale ed un orfanotrofio. Da tre anni sostiene a Kawthaung l’attività della onlus torinese Medacross, guidata dal professor Daniele Regge dell’IRCC di Candiolo che offre servizi medici gratuiti nei villaggi e sulle isole dell’arcipelago.

I forti rapporti con il vescovo salesiano (cha ha studiato a Torino) Joseph Prathan ci hanno consentito di allacciare subito importanti contatti a Ranong dove ci prefiggiamo di offrire, in tempi molto brevi, assistenza sanitaria ai profughi (che non possono accedere, in quanto irregolari, alla sanità thailandese) nonché aiuti alimentari alle famiglie.