Specchio dei tempi contro il cancro: la nuova unità contro i tumori di testa e collo

Comunicato Stampa

Giovedì 16 novembre a Torino, in via Montanaro 16, è stata inaugurata la nuova Head and Neck Cancer Unit, la prima struttura multidisciplinare ospedaliero-territoriale dedicata ai tumori del “distretto testa e collo”. “Un esempio concreto di come l’azienda intenda attuare gli interventi correlati al Pnrr, in questo caso grazie alla partnership con la Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione Specchio dei Tempi ed Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori – precisa Carlo Picco, direttore generale Asl -. La struttura, dislocata fra l’Ospedale San Giovanni Bosco e il territorio dell’area Nord di Torino, funzionerà da centro di riferimento per l’intera area metropolitana.” Il modello è quello delle Breast Unit, specializzate nella diagnosi e nella cura del tumore al seno, o delle Prostate Cancer Unit in ambito urologico. Le funzioni: diagnostica, pretrattamento, follow up post trattamento.

“Specchio dei tempi – ha dichiarato Lodovico Passerin d’Entrèves, Presidente della Fondazione Specchio dei Tempi – nel 2023 ha realizzato un piano di sostegno alla sanità pubblica piemontese, donando strumenti innovativi e di ultima generazione. In questo programma la Head and Neck Cancer Unit è un’iniziativa che merita di essere valorizzata”

 

Le tante sfortune di Damiano, amputato ad una gamba, oppresso dai debiti e con il costante rischio di morire

Beppe Minello

Damiano ha 53 anni e attende di morire. Può accadere ora che state leggendo la sua storia o domani o fra un anno o un po’ più in là. “Non ho paura – dice – ma vivere così è una tortura”. Un appello che Specchio dei tempi ha subito accolto, effettuando una immediata donazione in denaro e prevedendo altre forme di assistenza. Che svilupperemo insieme ai lettori che vorranno darci una mano.

Sette anni fa l’esistenza di Damiano si inabissa in un tunnel di dolore, non solo fisico. “Era fine ottobre, ero su un campetto di Pianezza per la partita settimanale di calcetto con gli amici: mi stavo riscaldando e ho iniziato a sentire dolori ai glutei, ai muscoli delle gambe. Insopportabile” ricorda. Per un anno tira avanti con il suo doppio lavoro di magazziniere e cameriere in nero nei catering del weekend: “Ho fatto l’alberghiero e per un po’ d’anni ho servito in ristoranti anche di grido. Ma mi annoiavo. E allora ho messo a frutto le patenti che avevo conseguito da militare e mi sono messo a fare il camionista e poi il magazziniere”.

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Poi non ce la fa più. Il medico di base non sa spiegare quei dolori: “Era più agitata di me. Le chiedevo di farmi fare qualche esame, ma niente: vedeva che camminavo, poi i dolori mi fermavano, poi ricamminavo. Non capiva lei, tantomeno capivo io. Ho cambiato il medico e sono passato dalla padella nella brace. La nuova dottoressa mi chiedeva se avevo anche male alla schiena. ‘Sì le rispondevo’. Insomma, si sono convinti che il mio problema fosse lì. Nel 2018 mi hanno messo un placca ma i dolori non sono passati, anzi…

Che fare? “Un’amica di mia madre, dico, un’amica di mia madre, non un medico, butta lì: ‘Ma fatti fare un ecodoppler’”. Damiano che, nel frattempo, ha perso lavoro e compagna, andatasene di casa dopo 15 anni di convivenza, fa l’ecodoppler. “Il primo medico a guardare i risultati  chiamò un collega, insieme chiamarono il responsabile del laboratorio e, ancora insieme, mi dissero che ero da operare urgentemente e che se fossi arrivato prima magari avrei potuto guarire…”

“Sindrome di Leriche” è la diagnosi: “Arteriopatia ostruttiva cronica periferica” dice Wikipedia. “Mi si chiudono le arterie iliache – spiega Damiano – e una era già praticamente chiusa. Me la riaprirono con un by pass e mi dissero che, praticamente, non c’era e non c’è cura… il rischio di trombi è altissimo, che potrei perdere le gambe”. La vita già non rosea di Damiano diventa un calvario. Senza casa e con l’invalidità civile, ottiene un alloggetto Atc al piano rialzato di via Maddalene. Ma le disgrazie non finiscono mai. “Quando sono andato a farmi visitare, nel 2020, chi mi aveva operato mi ha guardato chiedendosi ‘Ma questo è ancora vivo?’ Mi sono stati ripetuti i pericoli che correvo, il rischio di cancrena…”. Che si concretizza due anni dopo: “Mi hanno riportato in camera operatoria e, devo dire, hanno fatto di tutto per salvarmi la gamba. Ma alla fine non è restato altro che amputarla sopra il ginocchio”.

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Damiano ora vive sulla carrozzella anche se in casa, per spostarsi dal bagno lungo e stretto alla cucina altrettanto angusta, deve fare come Tarzan, appendendosi dove può. E’ imminente il trasloco in un altro alloggetto Atc, poco lontano e a livello strada. “Qui – dice Damiano – non ho molti problemi a scendere in cortile: mi lascio cadere con la carrozzella dal pianerottolo. Il problema è risalire, cosa impossibile senza l’aiuto di qualcuno”. Gli danno una mano, per poche ore la settimana, una badante e una infermiera, mentre la cagnetta Kelly, la sua unica compagnia, ha imparato a fare da sé: “Quando deve fare i bisogni esce e rientra in casa da sola. Se mai un’auto la investisse non so cosa farei…”

“Aspettando di morire – prova a ironizzare Damiano – devo risolvere un problema con la Soris con la quale ho un debito di 2900 euro per multe prese quando ancora lavoravo; l’Agenzia dell’Entrate, mossa dall’Asl che mi accusa di aver ottenuto, anni fa, esenzioni alle quali non avevo diritto, mi sta addosso.  La carrozzina elettrica, fornitami dall’Asl, s’è rotta e per due mesi sono rimasto senza la possibilità di muovermi e vivo nell’angoscia che si guasti nuovamente. Oggi, per non farmi mancare niente, ho pure mal di denti e in qualche modo cercherò di farmi visitare gratuitamente… Vede che disastro! E’ che… insomma, non chiedo molto…ma in questi ultimi giorni che ho da vivere, spero di non incontrare altre sfortune”.

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Tredicesime dell’Amicizia anche ad Alessandria, consegnata la prima ad Angela

Pantano Adelia,
La Stampa, 12/11/2023

«Davvero è mio? Non ci riesco a credere, mi sembra impossibile». Non smette di ripeterlo Angela Farina mentre, commossa, gira tra le mani il foglio che le è stato appena consegnato. È quello in cui è contenuta la Tredicesima dell’amicizia, l’iniziativa che da oltre quarant’anni Fondazione di Specchio dei tempi dona agli anziani per farli sentire meno soli. E Angela, 67 anni e che abita poco fuori dal centro di Alessandria, la solitudine la conosce bene. «Mio marito è morto da 17 anni e da allora la mia vita è come se fosse finita – dice-, è stato tutto in salita, tutto è diventato difficile».

Al dolore della perdita del marito, negli anni si sono aggiunti anche i problemi di salute. «Ho avuto un brutto incidente, poi ho subito diverse operazioni che non mi hanno permesso più di lavorare – racconta -. Prima però avevo fatto qualsiasi cosa, avevo iniziato da ragazzina, guadagnavo soprattutto facendo le pulizie ma arrivata ad un certo punto non sono più riuscita, anche adesso faccio fatica a camminare». Il suo unico sostegno è una piccola pensione che però non le permette arrivare a fine mese. «Sono poche centinaia di euro ma tra affitto, bollette e medicine non rimane nulla per il resto – dice ancora -. Abito nelle case popolari ma negli ultimi mesi è aumentato tutto, non si può andare avanti così». Da qualche tempo ha trovato conforto nella parrocchia nel sobborgo di San Michele.

«Una mia amica mi aveva suggerito di venire qui e ora sono anni che trovo un po’ di aiuto qui per quello che mi serve a casa, almeno – aggiunge – per poter mangiare». Per Angela, e per tutti gli altri che quest’anno hanno ricevuto e riceveranno la Tredicesima, il contenuto è di 500 euro. Chiunque può dare una mano entrando in contano con la Fondazione di Specchio dei tempi. Con il suo regalo Angela cercherà di far fronte a qualche spesa dei prossimi mesi. «Ci sono tanti bollettini da pagare ma spero mi rimanga qualcosa per riuscire a comprare un regalo per me, anche piccolo», racconta. Ma il suo vero sogno è quello un giorno di poter rivedere la sua Sicilia. «Con la mia famiglia, che era molto numerosa, ci siamo trasferiti in Piemonte quando avevo 7 anni per il lavoro di mio papà – dice -. Sono nata a Palermo, nel tempo sono tornata spesso, ma adesso sono 15 anni che non vado più e mi manca tanta, soprattutto il mare. Sarebbe un sogno poter tornare prima o poi».

Come donare:

Per sostenere le Tredicesime dell’Amicizia è possibile donare qui

Oppure tramite bonifico bancario intestato a Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi ETS, Iban IT67 L0306909 6061 0000 0117 200.

O ancora, Bollettino su Conto Corrente Postale n. 1035683943. Causale: “Tredicesime dell’Amicizia”.

È infine possibile versare di persona all’InfoSpecchio:

  • Torino, via Madama Cristina 35 (Lun-Ven 10-13);
  • Ufficio Abbonamenti La Stampa: Torino, via Lugaro 21 (lun-ven 9.30-13);
  • Agenzia Centrale di Reale Mutua: Torino, p.zza Castello 113 (lun-ven 8.30-12.30/14.45 -17.30);
  • Specchio Point Pinerolo, via del Pino 70 (mer 9-13).

Eventi organizzati per raccogliere fondi da destinare alle Tredicesime sono anche:

Elisa ha il suo cane speciale, grazie alla solidarietà dei lettori per l’addestramento

Giaimo Antonio.
La Stampa, 13/11/2023

Una cordata fatta di atti di generosità e di contributi economici che, grazie alla sottoscrizione lanciata dalla Fondazione Specchio dei Tempi, ha raggiunto l’obiettivo: raccogliere la somma necessaria per poter sostenere la famiglia di Elisa Ribetto nel lungo e costoso percorso di educazione di un cane guida.

Un Golden Retriver, che saprà starle accanto per intervenire quando arrivano le improvvise crisi tipiche della sindrome di Lennox-Gastaut, una patologia che le hanno diagnosticato poco dopo la nascita e che le provoca improvvise perdite di coscienza. Luna sarà sempre al suo fianco per attutire le cadute a terra o abbaiando per richiamare l’attenzione quando la crisi sta per manifestarsi Elisa ha 22 anni, vive in una casetta immersa nel verde delle campagne di Bibiana, circondata dagli affetti della mamma, del papà e dei nonni I genitori, entrambi operai, si sono organizzati con i turni per non lasciarla mai sola, la sua patologia richiede un’assistenza continua.

La macchina della solidarietà ha scaldato i motori quando Freedrift, un team di piloti di auto da rally di Bricherasio, hanno dato vita ad un’ iniziativa per raccogliere i primi aiuti, poi è stata la volta dei colleghi della mamma e del padre, che lavora nella fabbrica di cuscinetti di Villar Perosa che, con i lavoratori di Airasca, hanno organizzato una cena in bianco e una lotteria. In questo modo si era raggiunto il primo obiettivo: acquistare un cucciolo che avesse le caratteristiche adatte a diventare un cane da allerta medica e avviare il suo percorso formativo. Ma serviva di più per far fronte alle successive spese, quelle legate all’addestramento, che deve essere condotto da un istruttore cinofilo esperto e che può durare anche due anni, la somma preventivata alla famiglia non era inferiore a 20 mila euro. Obiettivo raggiunto.

La sottoscrizione lanciata dalle colonne de «La Stampa» ad oggi è arrivata a 22mila euro. Ottantacinque lettori hanno voluto dimostrare con i versamenti la loro vicinanza alla famiglia, sino a pochi giorni fa si era arrivati a quota l0mila poi si è fatto un balzo in avanti: un bonifico arrivato da una torinese di altri 10 mila euro. Dietro a questo importante aiuto c’è una storia che merita di essere raccontata: Carola Rancati Ganelli ha condiviso 15 anni della vita con Andy, un bellissimo Labrador i cui occhi erano lo specchio del suo cuore. «E quando dopo una lunga malattia è arrivato quell’ultimo battito ho capito che dovevo ricambiare l’affetto che aveva donato alla mia famiglia. Per lasciare un suo ricordo

Mille visite specialistiche donate da Specchio dei tempi a chi deve attendere troppo

Comunicato Stampa

Per le visite specialistiche c’è chi aspetta un mese, chi aspetta un anno, chi ottiene prenotazioni ancora più in là. La sanità pubblica è in crisi, incapace di reggere i ritmi delle richieste. E se, per chi se lo può permettere, la strada è quella della sanità privata, per tanti altri questa opzione è impossibile, fuori dalle proprie possibilità e spesso significa una vera e propria rinuncia alle cure.  Specchio dei tempi ha così pensato di offrire mille visite proprio a queste persone che, con una situazione certificata dal proprio Isee, non possono spendere. Per fare questo ha convenzionato tre istituti medici: Cellini, Affidea C.D.C., CIDIMU.

Le persone potranno accedere ad una visita gratuita con la prescrizione del medico di base. Il servizio di prenotazione sarà attivo dal 13 novembre,  dal lunedì al venerdì, dalle 14:30 alle 17:30 chiamando il numero 366-6765663 o mandando una mail a millevisite@specchiodeitempi.org . Oppure recandosi all’Infospecchio in via Madama Cristina 35 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.  Sono necessari, all’atto della prenotazione: tessera sanitaria, impegnativa del medico e ISEE, oltre ad un documento di identità. 

Mille persone avranno così la possibilità di sottoporsi, in tempi brevi, alla visita che è stata loro prescritta, grazie alla totale copertura delle spese da parte di Fondazione Specchio dei tempi.

Per informazioni:
millevisite@specchiodeitempi.org

 

Un caffè sospeso per i più fragili con Caffè Università

Un caffè non è uguale per tutti. Se a sorseggiarlo è un senza fissa dimora, al termine di una notte all’addiaccio, il sapore sarà sicuramente un altro. Il calore anche. E la solidarietà che avvolge questo dono davvero particolare. Specchio dei tempi e Caffè Università saranno insieme, per tutto l’inverno, nel l’iniziativa del Caffè Sospeso che coinvolgerà anche tutti coloro che vorranno lasciare, alla cassa del bar di via Madama angolo corso Marconi, un caffè pagato per i più fragili.

Sarà così possibile aggiungere, ai 50 caffè che sono la donazione iniziale del bar di Alessandro Vecchietti, tante altre consumazioni. Preziose soprattutto la domenica mattina, quando il servizio delle colazioni dei poveri di via Nizza 24, viene effettuato on the road e quindi senza il conforto delle bevande calde che, negli altri giorni della settimana, i più poveri della città trovano nel refettorio delle suore vincenziane. Qui i volontari di Specchio dei tempi ogni domenica servono fra 120 e 150 colazioni, insieme ai City Angel e con la collaborazione di Borello Supermercati.

Forza Bimbi! a Torino: nei quartieri più difficili per aiutare i ragazzi a crescere

Beppe Minello – La Repubblica, 08/11/2023

In realtà problematiche come Barriera di Milano e Lingotto a Torino, piuttosto che a Bari e a Napoli, o a Bastogi di Roma e nella Città Vecchia di Crotone, non riuscire a finire la scuola dell’obbligo è una delle principali cause dell’emarginazione, talvolta della microcriminalità. Un fenomeno che si accentua là dove è maggiore la diseguaglianza sociale. Aiutare questi bambini e ragazzini seguendoli nel doposcuola, coinvolgendoli con le loro famiglie in progetti mirati, sostenerli nel confronto tra loro e con adulti di riferimento, sono ritenute le strategie migliori per sviluppare il pensiero critico e generare opportunità.

Il progetto Forza Bimbi! della Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi, oltre a Torino, è attivo anche a Roma, Bari, Crotone e Napoli. Selezionato da ‘Con i Bambini’ nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e cofinanziato fino al 2025 da un’”Invincibile armata” alla quale Specchio dei tempi partecipa forte dei suoi sostenitori: Giuseppe e Pericle Lavazza, Associazione BeChildren, Fondazione Carlo e Maria Pia Ballerini, Critical Case Srl, oltre a due realtà coperte da anonimato.

Il percorso di crescita che si sta realizzando a Torino, che coinvolge scuole e famiglie, è portato avanti, in Barriera Milano e nella vicina Aurora, da Acmos  e al Lingotto e Borgo Filadelfia, là dove un tempo l’occupazione dell’ex-Moi aveva generato più di un problema, da Lvia. Un centinaio di bambini da una parte, qualcuno di meno dall’altra, più tutte le famiglie e una decina di scuole delle due zone, costituiscono, diciamo, il “core business” delle associazioni che collaborano con Specchio dei tempi e che mobilitano oltre una ventina tra animatori e volontari. In entrambe le realtà, la maggioranza dei bambini è straniera e sia a Nord sia a Sud di Torino il piatto forte è il doposcuola. “Al quale dedichiamo 3 pomeriggi della settimana e il sabato mattina – spiega Carlo Mustaro, referente di Acmos -. Sono momenti importanti che coordiniamo con le 7 scuole nelle quali studiano i bambini”. Al Lingotto “gli Istituti comprensivi ‘Sidoli’ e ‘Pertini’ hanno aderito al progetto di ‘Forza Bimbi’ e gli insegnanti supportano i bambini nello studio anche fuori dall’orario scolastico”, spiega Francesco Miacola di Lvia.

L’importanza dello studio è indubbia, ma a far crescere i ragazzini sono anche le attività ricreative ed educative, “dai giochi collaborativi per imparare a stare insieme a eventi realizzati in concomitanza di date particolari per parlare, ad esempio, di legalità o, ancora, laboratori sulle emozioni: se non si impara a definirle, capirle difficilmente si riuscirà a gestirle” dice il trentenne Carlo Mustaro.  Il coinvolgimento delle famiglie, soprattutto le mamme, è facilitato da incontri su tematiche più urgenti come i permessi di soggiorno, piuttosto che sulla gestione delle bollette, “ma anche – aggiunge Miacola, profondo conoscitore della realtà del Lingotto – con feste come a Carnevale, travestiti con costumi e maschere fatte in casa, o la cena di fine Ramadan con la condivisione di cibo di ogni nazionalità”. Ora che è estate, le scuole sono chiuse, molte famiglie sono tornate in Patria e l’attività si concentra al sabato. “Si può far conoscere il centro di Torino organizzando una caccia al tesoro, magari incontrando qualche personaggio storico in costume o anche solo gironzolando in Barriera di Milano per osservare il quartiere da punti di vista diversi – sorride Mustaro –. Nulla di straordinario perché l’importante è… stare insieme”.

Il 24 novembre a Orbassano, degustazione di vini piemontesi per le Tredicesime dell’Amicizia

Venerdì 24 novembre 2023, gli amanti del vino e con un’attenzione al sociale avranno l’opportunità di partecipare a una degustazione ad Orbassano (Via Nazario Sauro 37) a partire dalle ore 19:00. L’evento è organizzato a supporto delle Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi, storica sottoscrizione della Fondazione per aiutare gli anziani poveri e soli.

La quota di partecipazione è di 33 € a persona, di cui 5 € saranno devoluti direttamente a Specchio dei tempi. Non solo questo, ma anche il 12% delle vendite dei vini presentati durante la degustazione sarà devoluto a sostegno della causa.

La serata sarà guidata dalla Sommelier Arianna De Santis, che presenterà una selezione di 5 vini provenienti dalla rinomata cantina piemontese Deltetto. Degustazione che sarà accompagnata da taglieri di prodotti tipici piemontesi, offrendo un’esperienza completa e coinvolgente per i partecipanti.

Un’occasione perfetta per gustare eccellenti vini locali e supportare una nobile causa sociale, rendendo la serata un momento di condivisione, cultura enologica e solidarietà. Un’opportunità da non perdere per coloro che apprezzano il buon vino e desiderano contribuire a un’iniziativa benefica.

Prenotazione obbligatoria entro il 17 novembre

CONTATTI:

333 65 16 196

335 58 82 884

Tredicesime dell’Amicizia, quando una sottoscrizione diventa un legame con chi non c’è più

Angelo Conti

Ci sono legami molto particolari, strani, eppure fortissimi. Come quello che lega le Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi a Torino ed ai torinesi. Da quasi 50 anni, tutti gli autunni la fondazione si presenta alla città, con una proposta semplice: “Aiutiamo gli anziani più poveri e più soli. A scaldare la loro casa ed a passare un Natale meno triste”. I torinesi, compatti, non hanno mai mancato di rispondere consentendo, ogni anno, di aumentare il numero degli aiuti: appena 30 nel 1986, quasi 2000 quest’anno. E, negli ultimi anni, questa oda solidale ha raggiunto anche le altre province piemontesi, da Cuneo a Verbania, da Novara a Vercelli, dove distribuiamo diverse altre centinaia di aiuti.

Ma cosa spinge a donare? Sicuramente la credibilità che abbiamo meritato negli anni, cercando di sbagliare il meno possibile, e raccontando sempre tutto ai nostri sostenitori. Ma anche una forte tradizione, che ormai possiamo dire tramandata da padre in figlio, da madre in figlia. “Donava papà, dono anche io. Nel suo ricordo”: è il messaggio, suppergiù sempre uguale, che accompagna tante, tantissime donazioni. Attestazioni che commuovono e di cui siamo intimamente orgogliosi. Garantendo a chi dona, come avevamo fatto con i loro genitori e magari ai loro nonni, che quel denaro andrà a buon fine, a buon segno, subito. Proprio dove c’è bisogno.

Come donare:

Per sostenere le Tredicesime dell’Amicizia è possibile donare qui

Oppure tramite bonifico bancario intestato a Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi ETS, Iban IT67 L0306909 6061 0000 0117 200.

O ancora, Bollettino su Conto Corrente Postale n. 1035683943. Causale: “Tredicesime dell’Amicizia”.

È infine possibile versare di persona all’InfoSpecchio:

  • Torino, via Madama Cristina 35 (Lun-Ven 10-13);
  • Ufficio Abbonamenti La Stampa: Torino, via Lugaro 21 (lun-ven 9.30-13);
  • Agenzia Centrale di Reale Mutua: Torino, p.zza Castello 113 (lun-ven 8.30-12.30/14.45 -17.30);
  • Specchio Point Pinerolo, via del Pino 70 (mer 9-13).

Eventi organizzati per raccogliere fondi da destinare alle Tredicesime sono anche:

Il cuore batte per otto ore prima del trapianto grazie all’apparecchio donato da Specchio

Alessandro Mondo,
La Stampa, 29/10/2023

Un viaggio straordinario, per un trasporto straordinario, grazie ad un apparecchio straordinario. In corsa contro il tempo per mettere in sicurezza la vita di un uomo. Se ogni trapianto rappresenta un evento irripetibile, quello di cui parliamo oggi ha un di più. E’ la storia di un cuore che ha compiuto un lungo viaggio, via terra e in aereo, per raggiungere Torino: continuando a battere, novità assoluta, come se si trovasse all’interno del corpo umano.

Ecco la straordinarietà di un’avventura più avventurosa delle altre. Inizia con la segnalazione di un potenziale donatore da Caen, in Normandia. Il suo cuore, per la rarità del gruppo sanguigno, non trova un utilizzo in Francia e quindi i colleghi d’Oltralpe, per non perdere il prezioso dono, lanciano un appello europeo. Il Centro Trapianti di cuore dell’ospedale Molinette diretto dal professor Mauro Rinaldi, allertato dal Centro Nazionale Trapianti diretto dal dottor Massimo Cardillo e dal Centro Regionale Trapianti del Piemonte diretto dal professor Antonio Amoroso, coglie al volo l’occasione: accetta l’organo, che però si trova ad oltre 1000 chilometri; anche organizzando un volo speciale, la durata del trasporto sarebbe incompatibile con il trapianto. Gettare la spugna o tentare il tutto per tutto. Di fronte a questo bivio i medici delle Molinette decidono che l’unico modo per far arrivare in sicurezza l’organo è trasportarlo nella sua condizione “fisiologica”, ovvero mantenendo il flusso nelle coronarie, lasciandolo battere liberamente al di fuori del corpo umano.

Qui entra in gioco l’apparecchio recentemente donato alla Città della Salute dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi (presieduta da Lodovico Passerin d’Entrèves), grazie alla donazione di Giuseppe e Gabriella Ferrero, Gruppo Ferrero Spa, da sempre vicini alle iniziative della Fondazione: una nuova tecnologia che permette di mantenere l’organo perfuso e battente, senza più trasportarlo fermo e freddo come avviene normalmente, permettendo di evitare un’ischemia cardiaca prolungata e di allungare notevolmente i tempi di trasporto. E’ il primo test, tra l’altro in condizioni critiche. I tempi di viaggio sono molto lunghi perché il volo charter che porterà l’équipe addetta al prelievo potrà atterrare solo all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, da lì un van proseguirà il viaggio su strada fino a Caen per circa tre ore, con una durata complessiva del viaggio di oltre sei ore.

Partiti a mezzanotte, i medici arrivano a Caen verso le sei del mattino e alle sette possono prelevare l’organo, immediatamente attaccato all’apparecchio. A quel punto inizia il trasporto del cuore, che batte normalmente ma in una macchina. Arrivato all’aeroporto l’organo viene alloggiato sul jet privato che attende in pista e, dopo circa un’ora e mezza di volo, finalmente atterra a Torino, dove in pista lo attende un secondo van su cui concluderà il suo lungo viaggio con destinazione finale la sala operatoria della Cardiochirurgia delle Molinette di Torino. Ad attenderlo, un paziente di 65 anni colpito da una grave cardiopatia terminale, in attesa di un trapianto di cuore. Il trapianto viene eseguito senza problemi dal professor Massimo Boffini, sotto la guida del professor Rinaldi e coadiuvato dal dottor Marco Ellena. Pochi giorni dopo l’uomo sta bene, è sveglio e respira da solo.

Un lieto fine merito di una tecnologia preziosa, e di un lavoro di squadra: i cardiochirurghi Erika Simonato e Matteo Marro, sotto la supervisione di Mauro Rinaldi e Massimo Boffini, il rianimatore, Andrea Costamagna, sotto la guida di Luca Brazzi e Anna Trompeo, il responsabile del Servizio di Perfusione Cardiovascolare, Gennaro Izzo. «Ringraziamo la Fondazione Specchio dei Tempi per la donazione di questo nuovo macchinario, che ci proietta nel futuro della trapiantologia – commenta Giovanni La Valle, direttore generale Città della Salute -. È stato un intervento figlio dell’esperienza dei nostri professionisti, mai come in questa occasione hanno avuto il coraggio di provare e di riuscire ad abbattere frontiere che finora non avevano permesso di effettuare trapianti di cuore oltre un determinato numero di ore. Cosa mai neanche immaginata, fino ad ora». Straordinario, appunto.

Hargeisa, Somaliland: la storia di Adam, salvato da una gravissima polmonite

Jessica Genova

Nelle aree rurali e desertiche che circondano Hargeisa, capitale del Somaliland, si estendono decine di campi profughi, dove vivono un numero sempre crescente di famiglie. Uno dei più estesi è Digaale. Questo campo, sorto nel 2014, è diventato una dimora fissa per oltre 1300 famiglie, più di 8000 individui, ed il loro numero è in continua crescita. La mancanza d’acqua e di cibo ha costretto centinaia di famiglie a cercare riparo in quest’area alle porte della capitale, ma la vita -anche qui – continua ad essere una sfida quotidiana. L’acqua è scarsa, le condizioni igienico-sanitarie sono disastrose e le epidemie, tra cui una grave ondata di Dengue, si diffondono rapidamente, portando con sé sofferenza e paura.

In questo contesto fragile si inserisce l’attività di Specchio die tempi che finanzia completamente MedAcross che garantisce un servizio di clinica mobile, offrendo visite mediche e distribuendo cure gratuite. Il team sanitario è costantemente alle prese con sfide imponenti: le strutture sono ridotte, le condizioni igienico-sanitarie sono precarie e le epidemie sono all’ordine del giorno. Spesso, i medici devono affrontare il difficile compito di trasportare i pazienti in condizioni critiche su strade dissestate e difficili da percorrere.

In una delle mie tante visite alla clinica mobile dei campi profughi di Hargeisa, incontro Adam, un bambino di 14 anni. Mi è impossibile non notare i tratti del volto scavati e il corpo cheletrico, testimonianza vivente della fame che si nutre dei corpi nel Corno d’Africa. Adam ha trascorso le sue notti raggomitolato in un letto, lottando per trovare una posizione che gli consentisse di respirare e trovare la forza di abbandonarsi senza paura al riposo. “Le notti sono state un tormento in quest’ultima settimana” – ci racconta la mamma – “e non è riuscito nemmeno a mangiare”. Il medico svela a me e alla mamma di Adam la triste verità: il bambino soffre di una grave polmonite acuta e ha un bisogno urgente di ossigeno e cure per sopravvivere. Fortunatamente, nel centro di salute di Digaale, esiste una macchina per la somministrazione di ossigeno, che offre un barlume di speranza e sollievo a tutti noi. Tuttavia, è chiaro che questo non sarà sufficiente. In caso di crisi, una struttura ospedaliera adeguata è la sua unica speranza. Da lì a poco, tale pensiero si concretizza: l’elettricità salta improvvisamente e il macchinario smette di funzionare. La sua saturazione crolla pericolosamente. In quei minuti sospesi tutto il personale sanitario si è attivato per supportare Adam. Fortunatamente in pochi minuti – eterni – il sistema si è ripristinato e ha permesso ad Adam di respirare nuovamente. E noi con lui.

Il medico ha così contattato l’ospedale pediatrico di Hargeisa, costruita da Specchio dei tempi 12 anni fa, della capitale, sperando di avere una conferma per il ricovero di Adam. Ma non è la nostra giornata fortunata: i letti sono tutti occupati a causa dell’epidemia di Dengue. Mi rendo conto di quanto sia ora difficile comunicare alla famiglia che dovranno attendere almeno un’altra giornata prima di essere accompagnati in ospedale. Mi rendo conto altresì, che -nonostante tutti gli sforzi che cerchiamo di compiere quotidianamente -l’impotenza a volte bussa alla porta, entra, e non se ne va.

Il giorno successivo però vi è finalmente una buona notizia: riusciamo ad ottenere un letto disponibile. L’ambulanza giunge al campo, recupera il bambino e lo accompagna in ospedale, dove riceve tutti i trattamenti medici necessari e dove rimane sotto osservazione alcuni giorni. Questa è la realtà che i medici stipendiati da Specchio dei tempi affrontano quotidianamente, restando accanto ai pazienti e cercando soluzioni alternative, le quali diventano testimonianza di dedizione ed impegno.

Intervista a Gian Carlo Caselli: “La mia lezione a teatro per insegnare la legalità”

Beppe Minello,
La Stampa, 24/10/2023

Gian Carlo Caselli ha 84 anni ed è un leone. I 56 che ha vissuto nei più difficili palazzi di giustizia d’Italia ne hanno fatto un magistrato simbolo. Un simbolo contro il terrorismo di Br e Prima Linea quando, accanto agli uomini del generale Dalla Chiesa sconfisse il Nucleo storico dei Curcio e Franceschini fino alla cattura di Patrizio Peci, il primo pentito delle Br. Un simbolo contro la mafia, quando chiese e ottenne, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, di essere nominato procuratore della Repubblica di Palermo.

Ora che è in pensione, non si ferma e la sua battaglia è diventata una battaglia di testimonianza. Come quella in memoria del suo maestro e amico Bruno Caccia, procuratore della Repubblica di Torino assassinato dalla mafia calabrese 40 anni fa. Una tragedia alla quale è dedicato “Sana e robusta Costituzione”, evento promosso dalla Fondazione La Stampa-Specchio di tempi in difesa dei valori della Costituzione e rivolto agli studenti di Medie e Superiori. A migliaia hanno già partecipato allo spettacolo “Jupe Culotte”, letteralmente gonna-pantalone, interpretato dal duo Giulia Berto e Rita Laforgia, che mette in scena il forte cambiamento sociale avvenuto nel dopoguerra con l’estensione delvoto alle donne. Lo spettacolo, domani, tornerà in scena al Teatro Colosseo, in via Madama Cristina 71, al mattino per 1300 studenti, la sera (ore 19) aperto a tutti e gratuito. Ci sarà, acciacchi permettendo, altrimenti in video collegamento, anche Caselli.

Il procuratore Caccia è stato un suo maestro e un suo amico. Qual è stato il suo insegnamento per un giovane Caselli all’inizio della carriera? E quale esempio rappresenta per i ragazzi che sentiranno parlare di lui al Colosseo?

«Ho conosciuto Bruno Caccia nell’inchiesta sul sequestro di Mario Sossi. Lui era pubblico ministero, io giudice istruttore. Era molto più anziano, molto più esperto e capace di me. Avrebbe potuto tenermi a distanza con il classico “ragazzino lasciami lavorare”. Invece mi prese per mano e mi insegnò tutto quel che c’era da sapere. Il suo era innanzitutto un insegnamento di correttezza e rigore, di rispetto della legge e dei diritti delle persone, senza sconti per nessuno. Valori che ha onorato fino al sacrificio di sé. Era temuto dai criminali. Basti pensare che la’ndrangheta, tranne Scopelliti e per fare un favore a Cosa nostra, non ha mai ucciso nessun magistrato fuori della Calabria se non Caccia e per difendere suoi interessi diretti. Un grande uomo e un grande magistrato. Un esempio per tutti coloro che l’hanno personalmente conosciuto e per coloro che ancora ne sentono parlare, grazie ai ragazzi di “Libera” che l’hanno “adottato” e alle iniziative come quella del teatro Colosseo».

C’è un momento particolare, un episodio della vita professionale e privata di Caccia che meglio rappresenta la personalità del magistrato ucciso dalla’ndrangheta?

«Caccia era maestro anche nello sdrammatizzare con l’ironia situazioni difficili. Ricordo quando interrogai per la prima volta un capo di Prima Linea, Michele Viscardi, che per dimostrarmi la sua sincerità di “pentito” cominciò col disegnare una piantina del parco della Tesoriera di Torino, dove allora c’era un campo da tennis su cui Caccia e altri magistrati (tra cui io) ogni tanto giocavano. Viscardi disegnò anche un caseggiato dal quale ci spiava un militante di Prima Linea. Il commento di Caccia fu: “speriamo che non abbiano segnato anche il punteggio delle partite, sennò che magra figura avresti fatto tu, caro Caselli”».

Il procuratore generale Saluzzo, lasciando il suo incarico, ha sostanzialmente detto che, alla luce dei processi già celebrati, non ci sarebbero riscontri dell’esistenza di un terzo livello responsabile dell’assassinio di Bruno Caccia. Tesi, invece, sostenuta con forza dalla famiglia Caccia: lei che idea s’è fatto?

«Per abitudine non prendo posizione su casi specifici ancora discussi e, in generale, e senza riferimento a casi concreti cito una frase di Giovanni Falcone: “Non pretendo di avventurarmi in analisi politiche, m non misi vorrà far credere che alcuni gruppi politici non siano alleati di Cpsa nostra (… ), nel tentativo di condizionare la nostra democrazia, ancora immatura, eliminando personaggi scomodi per entrambi”».